Con i suoi soliti toni piuttosto accesi e critici (forse anche politicamente dettati) l’ex premier di Israele Ehud Olmert è tornato a scagliarsi contro l’attuale premier Benjamin Netanyahu: il ‘terreno’ dello scontro sono le pagine del Fatto Quotidiano, con un’intervista che si ricollega a delle recenti dichiarazioni rilasciate ad Haaretz in cui l’ex premier sottolineava che il suo successore “non ha alcuna intenzione di raggiungere un accordo per la liberazione degli ostaggi“; lasciando anche intendere che grazie al clima di terrore continuo Bibi può continuare a muovere indirettamente guerra anche a tutti gli altri alleati dei palestinesi in Medio Oriente.



Sempre su Haaretz Ehud Olmert era arrivano anche a suggerire personalmente a Gallant, Levi, Bar e Barnea (in altre parole: a tutti gli alleati di Netanyahu nel governo israeliano) di dimettersi per lanciare un messaggio forte e preciso: “Dovrebbero fare una conferenza stampa – dettaglia oggi sulle pagine del Fatto -, dichiarando che non possono servire gli interessi morali, di sicurezza, militari e politici dello Stato di Israele“.



Una scelta che secondo l’ex premier produrrebbe una sorta di effetto a catena che – soprattutto unito ai sondaggi secondo cui “la grande maggioranza degli israeliani è critica sulla conduzione della guerra” – potrebbe aprire le porte alla “caduta del governo” e ad una (almeno auspicabilmente) pagina meno conflittuale e distruttiva dell’eterno conflitto israelo-palestinese che non è mai stato veramente risolto e che – soprattutto – non accenna a diminuire di intensità.

Ehud Olmert: “Netanyahu protegge l’ala estremista del suo governo per non perdere i pochi consensi gli sono rimasti”

Soffermandosi su quello che sta accadendo ora in Medio Oriente e – in particolare – in Cisgiordania, Ehud Olmert definisce l’operazione antiterroristica una scelta senza alternativa perché lì vivono migliaia di “affiliati ad Hamas e ad altre organizzazioni terroristiche” con il concreto rischio che “compiano atti terroristi nei nostri villaggi e nelle nostre città”; e piuttosto che parlare di un nuovo fronte di guerra, ricorda che sul territorio cisgiordano Tel Aviv lavora “in collaborazione con l’Anp”.



Tuttavia, alla lotta al terrorismo palestinese – sempre secondo Ehud Olmert – andrebbe anche abbinata una lotta “contro la violenza del terrorismo ebraico da pare dei più estremisti tra i coloni“, ma ritiene (o teme) che l’attuale premier “chiude gli oggi per non perdere i suoi alleati al governo”; ed infine riflettendo sul futuro e sulla fine della guerra l’ex premier ritiene che l’unica alternativa possibile “alla guerra infinita” sia quella dei “due Stati per due popoli” con la Palestina governata da Abu Mazen: “L’unico partner possibile”.