San Francisco e New York hanno avuto entrambe i primi casi di Coronavirus nella prima settimana di marzo. Il lockdown è stato ordinato poi a San Francisco il 16 marzo e meno di una settimana dopo anche a New York. Eppure, osserva il periodico The Conversation, alla fine di maggio la differenza tra le due metropoli è enorme: a San Francisco appena 43 morti dovuti al Coronavirus mentre a New York siamo oltre quota 20.000.



Normale chiedersi a cosa si debba questa differenza enorme e catastrofica per NYC. Una prima risposta potrebbe essere proprio nella differente data di imposizione della quarantena: differenza minima, è vero, ma gli studi scientifici nel frattempo hanno indicato che, nella fase di diffusione del contagio, anche un piccolo ritardo può fare grande differenza – questa dinamica ha molto senso negli Usa, dove queste decisioni spettano ai singoli Stati, meno in Italia dove limitare le libertà costituzionali può spettare solo al Governo nazionale.



I destini così diversi di New York e San Francisco non sono comunque un caso unico: ovunque le aree urbanizzate e con grandi interazioni sono le più colpite, però ad esempio negli Usa il Coronavirus è stata una tragedia nelle metropoli della costa atlantica nord-orientale (New York su tutte, poi Boston e Washington) e molto meno in altre grandi città, come appunto San Francisco oppure Houston e Phoenix – in Italia, potremmo citare Roma come metropoli poco colpita.

DIFFERENZA DI MORTI FRA CITTÀ: NEW YORK, SAN FRANCISCO E NON SOLO

Le variabili da considerare d’altronde sono moltissime: la chiusura delle scuole, la densità della popolazione, i trasporti pubblici, la capacità degli ospedali sono solo alcune di queste, eppure indagare è fondamentale per essere pronti a dare la risposta migliore a una seconda ondata di Coronavirus o a un’altra pandemia. Gli statistici hano evidenziato che comparazioni secche non funzionano per spiegare la differenza di mortalità per Coronavirus fra varie città, appunto per il gran numero di variabili.



Bisogna dunque ridurle il più possibile (ad esempio facendo paragoni solo fra città di simile grandezza), perché una connessione anche forte fra due variabili non implica necessariamente un rapporto di causa, scrive l’epidemiologo autore del saggio. Questo è fondamentale quando i dati vengono passati ai politici che poi devono prendere le decisioni, ad esempio sul quando e come imporre il lockdown.

Nella vita reale poi le variabili sono ancora più di quelle che un computer può prevedere: pesano molto le diseguaglianze sociali, ad esempio nella pur “quasi intatta” San Francisco ben il 95% dei contagiati è ispanico e di conseguenza anche l’aspetto socio-economico va tenuto in grande considerazione. Per prendere decisioni servono dunque sia i dati sia un metodo appropriato per analizzarli. In conclusione: le città differiscono fra loro sotto molti aspetti che vanno considerati in modo rigoroso per prendere la decisione giusta in ogni singola realtà, guidando le scelte di chi deve decidere ed evitando conclusioni disinformate.