Chi è Marie Colvin? Il film A private War ripercorre la vita della giornalista che ha lavorato per il magazine britannico “The Sunday Times”. La reporter è diventata famosa anche per la sua benda nera sull’occhio sinistro. Ha lavorato come giornalista di guerra e il suo nome è diventato conosciutissimo nell’ambiente. Marie Colvin è morta nel febbraio del 2012 nella guerra civile in Siria all’età di quarantaquattro anni. La passione per il suo lavoro è stata omaggiata nel film che è in onda questa sera su Raitre, diretto da Matthew Heineman e con Rosamund Pike. Come detto Marie Colvin è stata corrispondente dal Medio Oriente per il Sunday Times; ha mosso i suoi primi passi a New York con lo United Press International dopo essersi laureata a Yale. Tra i suoi “record” spicca l’intervista a Muammar Gheddaffi: è stata la prima giornalista ad intervistarlo dopo l’inizio dei bombardamenti degli USA in Libia a metà anni ottanta. (Aggiornamento di Jacopo D’Antuono)



Qual’è la storia vera dietro al film “A private war”?

A private war, film in onda oggi, giovedì 3 giugno, in prima serata su Raitre, racconta la vera storia di Marie Colvin, che lavorò per il settimanale britannico “The Sunday Times” dal 1985 al 2012 e che sacrificò la propria vita per raccontare la guerra in Siria. Tanti i reportage raccontati dalla giornalista che, come racconta il Times, volò anche in Sri Lanka per intervistare il leader delle cosiddette Tigri Tamil.



Sono rimasta illesa finché non ho gridato che ero una giornalista. Poi hanno fatto esplodere la granata”, raccontò poi la Colvin che, in seguito a quell’esplosione, perse un occhio. Quella di Marie Colvin è stata una carriera straordinaria. La passione per il giornalismo e la verità la portarono ad incontrare tantissimi leader politici e militari come Mu’ammar Gheddafi. La giornalista britannica, nel 2012, dopo aver raccontato vari conflitti, decise di raccontare anche la Guerra in Siria.

Marie Colvin, vera storia del film “A private war”: perse la vita per raccontare la guerra in Siria

Nel 2012, dopo aver girato il mondo, Marie Colvin decise di raccontare la Guerra in Siria dando voce alle persone più deboli. Una scelta che le sarebbe costata la vita e che ha ispirato il film A private war che prende spunto da un articolo che le fu dedicato e che fu pubblicato su Vanity Fair nel 2012.



Dopo aver raggiunto la città di Homs, come riferisce Il Giornale, Marie Colvin scrisse: “È una menzogna il fatto che stiano inseguendo dei terroristi. L’esercito siriano sta semplicemente bombardando una città abitata da civili che sono infreddoliti e affamati”. Il giorno dopo la giornalista britannica perse la vitanel centro delle comunicazioni in cui si trovava insieme ad altri giornalisti e che fu colpito da un missile siriano. Con lei, persero la vita anche il fotografo francese, Rémi Ochlik, il fotografo britannico Paul Conroy, il traduttore siriano Wael al-Omar e la giornalista francese Edith Bouvier.