Non è bastato il premio Nobel per la letteratura a Bob Dylan per includere le sue canzoni nei programmi di studio, almeno in Italia. Nei paesi anglo sassoni e in America il cantautore è oggetto di corsi di studio da molto tempo, in Italia, dove difficilmente si finiscono i programmi di studio al quinto anno, rimanendo sempre in ritardo per un motivo o per l’altro e dove domina ancora uno snobismo ottocentesco dove si divide ancora la letteratura in serie A e serie B, non se ne parla nemmeno. Ma non è solo l’inclusione in qualche antologia di poesia, cosa che in effetti è già successa con personaggi come De André, De Gregori o lo stesso Dylan di una o due delle loro canzoni, il passo avanti che si potrebbe e dovrebbe fare. Come giustamente suggerisce il sito Tecnicadellascuola, le canzoni dei cantautori degli ultimi trent’anni sarebbero utilissime per aiutare a studiare la storia contemporanea. Già, perché nessuno meglio di loro ha saputo raccontare cosa è successo nella nostra società nella seconda metà del Novecento. Pensiamo solo a una canzone come Il cuoco di Salò, che racconta dal punto di vista di un cuoco appunto i giorni terribili della fine della Repubblica sociale italiana. O pensiamo alle dozzine di canzoni che Bob Dylan, e altri come lui, hanno scritto a proposito del Movimento per i diritti civili americano, quello guidato da Martin Luther King.



LA CANZONE NON E’ SOLO OPERA D’ARTE

Canzoni che narrano fatti, personaggi, motivazioni di quello che accadeva in quei momenti precisi, con conoscenza e approfondimento. Pensiamo a La locomotiva di Guccini che narra un fatto storico realmente accaduto per illustrare i primi del novecento, quando l’anarchismo prendeva piede in Italia, arrivando all’uccisione dell’allora re d’Italia. “Riscoprire la canzone come veicolo culturale permette un arricchimento della formazione degli studenti  che potrebbe senz’altro giovare per il futuro” si legge sul sito ed è un parere azzeccatissimo. Il problema è che non ci sono insegnanti preparati a questo, in Italia si sa la canzone è sempre stata un passatempo da canticchiare sotto alla doccia, mai presa sul serio. “Quindi le canzoni non devono essere trattate “soltanto” come opere d’arte, ma come un vero e proprio documento storico in grado di raccontarci qualcosa del nostro Paese. Compito del formatore sarà quello di scovare le tracce che la storia ha lasciato al loro interno, di valorizzare quelle informazioni presenti in esse al di là della stessa volontà dei loro autori” dicono ancora gli autori del sito che, credendo in quanto dicono, propongono un interessante corso intitolato “La storia della Repubblica attraverso la musica leggera”. Pensato per docenti di ogni ordine grado, a cura del professor Marco Personi, prevede tre incontri (7 maggio, 14 maggio e 21 maggio) a cura della Casa Editrice La Tecnica della scuola, ente di formazione accreditato dal Miur.



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