È un problema che finora in pochi si sono posti, ma che esiste e va affrontato: stiamo parlando dell’obbligo di indossare le mascherine a scuola, che danneggerà soprattutto gli studenti più piccoli. A rivelarlo, sulle colonne dell’edizione capitolina de “Il Corriere della Sera”, è lo psicanalista Massimo Ammaniti, il quale sta osservando con profondo sconcerto quanto sta accadendo in ambito educativo in materia di contromisure da adottare per contenere la diffusione del Coronavirus: “Si parla tanto di distanziamento, mascherine obbligatorie, cosa fare se le aule sono troppo piccole – ha esordito l’esperto –. Tutti provvedimenti giustificabili dalla necessità di fermare i contagi da Covid, naturalmente. Ma ci sono anche altri problemi dei quali prendere coscienza. E mi fa un certo effetto che nessuno ci pensi o ne parli”. Ad esempio, nessuno riflette in merito al fatto che quest’anno l’organizzazione della scuola sarà rigida, un po’ come quella del passato, e porrà grossi limiti. Per dei bambini di 6 anni, che iniziano le scuole elementari, già rimanere seduti per ore non è facile. Hanno la loro vitalità da gestire, hanno bisogno di muoversi, di partecipare, figuriamoci se ogni volta devono indossare la mascherina…”.



MASCHERINE A SCUOLA, AMMANITI: “SIANO TRASPARENTI”

L’obbligo delle mascherine a scuola limiterebbe al massimo il contatto tra gli alunni e l’insegnante, che, a quel punto, diverrebbe unicamente visivo. “Per i piccoli di quell’età la comunicazione implicita, ovvero tramite il volto e il sorriso per esempio, è fondamentale – precisa Ammaniti –. Solo in età più adulta si sviluppa la capacità di decodificare l’espressione degli occhi”. Va da sé che per i bambini diverrà difficile comprendere le intenzioni e gli stati d’animo degli altri, dei compagni come delle maestre. Il quesito, a questo punto, sorge in maniera del tutto spontanea: come arginare tale problematica senza contravvenire alle misure anti-contagio? “Personalmente, propongo l’utilizzo di mascherine trasparenti – ha asserito lo psicanalista –. In commercio esistono e potrebbero utilizzarle sia i bambini che gli insegnanti. Aiuterebbe con quella che noi definiamo ‘intersoggettività’, per capire il punto di vista dell’altro. Che poi è fondamentale per lo sviluppo dell’empatia”.

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