Abbandonarono la figlia avuta con la pratica dell’utero in affitto, ma adesso dovranno fare i conti con la giustizia. Anzi, ad andare a processo, come riportato da La Stampa, sarà soltanto il padre biologico, che aveva fornito il suo seme per la gravidanza. A portarla avanti e a far venire la luce la bambina era stata una donna che offriva questo servizio tramite una clinica in Ucraina. Dopo il parto, tuttavia, i genitori – due trentenni di Novara – se ne pentirono e la lasciarono alle cure di una tata, senza mai portarla a casa.
La piccola, che adesso ha due anni e mezzo, vive con la sua nuova famiglia adottiva in Piemonte. Le indagini sul caso intanto si sono concluse e il gup Maria Amoruso ha rinviato a giudizio il padre con l’accusa di abbandono di minore. L’uomo rischia da 6 mesi a 5 anni di reclusione. La moglie, invece, è stata prosciolta, probabilmente in virtù del fatto che non ci sono dei legami biologici tali da attribuirle delle colpe, a differenza del marito.
Abbandonano figlia avuta da utero in affitto: l’accusa
L’accusa di abbandono di minore avanzata nei confronti del trentenne di Novara che ha abbandonato insieme alla moglie la figlia avuta tramite l’utero in affitto non consiste tanto nell’aver lasciato sola la bambina, dato che quest’ultima era assistita da una tata ucraina e che inizialmente provvedevano al suo sostenimento economico, bensì dalla decisione di non volere più la piccola che avevano messo al mondo attraverso la maternità surrogata.
I due trentenni di Novara si sono pentiti della scelta quando ormai la bambina era già venuta alla luce, tanto che avevano manifestato dei dubbi anche nei confronti del fatto che la clinica avesse realmente utilizzato il seme del padre. Il test del Dna ha confermato che l’uomo è il genitore biologico della piccola, ma ciò non è bastato per fargli cambiare idea. La tata ucraina, dopo la loro scomparsa, li ha dunque denunciati, facendo sì che venissero avviate le indagini che ora porteranno al processo.