Come ogni anno quando ci si appresta a un consuntivo sull’istruzione ritorna sistematica l’emergenza sulla  dispersione scolastica,  fenomeno insidioso costituito da una serie di ostacoli socioeconomici che rallentano il percorso di studi del ragazzo, esponendolo anche al rischio di abbandono scolastico, che è un fenomeno correlato e definitivo: con abbandono si intende infatti l’arresto irreversibile del percorso scolastico.E cosi scatta il bollettino tragico che si è attestato nel 2022 al 12,7%, ancora lontano dal traguardo Ue del 9% entro il 2030. Solo Spagna e Romania fanno peggio di noi in Europa, nonostante un leggero miglioramento.



La dispersione scolastica non è certo facile da arginare perché non abbiamo dati certi di dove vanno gli studenti che lasciano il percorso scelto, che comporta costi individuali e sociali elevati. Per pianificare e attuare misure di contrasto adeguate è necessario analizzarne e comprenderne le cause e i fattori che lo alimentano. L’obiettivo che ci si prefigge di raggiungere entro fine anno con la Strategia Europa 2030 è di ridurli a un valore inferiore al 10%. Per misurare gli abbandoni scolastici, la scelta metodologica adottata a livello europeo è utilizzare come indicatore indiretto la percentuale di giovani tra 18 e 24 anni che hanno solo la licenza media. Tra questi viene incluso anche chi ha conseguito una qualifica professionale regionale di primo livello con durata inferiore ai due anni.



Cinquecento milioni degli 1,5 miliardi destinati al contrasto dell’abbandono scolastico verranno utilizzati per rafforzare la formazione di giovani dai 18 ai 24 anni, che hanno al massimo conseguito la licenza media. I fondi destinati a questo progetto permetteranno ai Centri provinciali per l’istruzione degli adulti (Cpia) di offrire ai giovani Neet l’opportunità di completare la loro istruzione e finanziare grandi progetti che coinvolgano anche gli istituti tecnici e professionali, portando il tasso di abbandono al di sotto del 10,2%.

Il ministero dell’Istruzione ha emanato il Decreto Ministeriale 170 del 24 giugno 2022  con il quale ha individuato 3.198 istituzioni scolastiche beneficiarie di finanziamento per la realizzazione di Azioni di prevenzione e contrasto della dispersione scolastica Il Governo spera che questo progetto riuscirà a raggiungere l’obiettivo di ricondurre in formazione 820 mila giovani entro il 2026. Tali azioni consistono nella progettazione e realizzazione di: percorsi di mentoring e orientamento, percorsi di potenziamento delle competenze di base, percorsi di motivazione e accompagnamento, percorsi di orientamento per le famiglie, percorsi formativi e laboratoriali co-curricolari, organizzazione di team per la prevenzione della dispersione scolastica.



Il problema vero è che se la scuola non torna a fare, e bene, la scuola, temo, nell’immediato, un aumento della dispersione scolastica e una crescente perdita di capitale umano specie in alcune aree del Paese; e nel giro dei prossimi 3-5 anni, un mismatch dilagante. Già oggi un’azienda su tre fa fatica a trovare i collaboratori di cui ha bisogno. O perché ce ne sono pochi, è il caso dei tecnici, periti e Its, e dei laureati Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics,); o perché i candidati, spesso, hanno profili non in linea con le richieste di un mondo del lavoro che sta cambiando, spinto dai mercati e dal  4.0. Se non abbiamo ragazzi preparati e motivati da inserire nelle aziende avremo tutti un danno incalcolabile, perderemo competitività e spinta.

Per favorire lo sviluppo di un’autentica “casa europea” in cui tutti i cittadini siano in grado di adattarsi alle esigenze del mercato del lavoro è necessario incoraggiare, accanto all’acquisizione di conoscenze durature, soprattutto la personale costruzione/individuazione di strategie di apprendimento e d’azione che permettano di affrontare, analizzare e risolvere, in maniera flessibile e originale, i problemi legati alla complessità della vita sociale, educativa e lavorativa. In questa prospettiva, il concetto di competenza rappresenta non tanto e soltanto l’esito del processo formativo, quanto la dimensione fondante dell’agire didattico il cui fine è la costante promozione di atteggiamenti attivi, costruttivi e propositivi: per motivare alla partecipazione nei contesti di apprendimento, per incentivare a investire nel life/long-wide learning, per vivere e sentirsi pienamente cittadini europei.

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