Il problema dell’abbandono scolastico è in continuo aumento e a fine anno scolastico si fanno i conti che sono in progressivo aumento di anno in anno. Secondo diverse statistiche, sono 11,7 milioni gli italiani che non si sono mai iscritti a un istituto di scuola superiore. Un dato veramente allarmante e che riguarda un maggior numero di uomini rispetto alle donne. In base ai dati  dell’Istituto nazionale per le politiche pubbliche (Inapp) il 41% (17,7 milioni) della popolazione tra i 18 e i 74 anni possiede solo la licenza media, a fronte degli 11 milioni di cittadini che non hanno proseguito gli studi dopo aver acquisito il diploma.



In Europa, l’Italia è quasi al fanalino di coda per quanto riguarda l’abbandono degli studi e questi risultati non fanno ben sperare sul futuro del nostro Paese. La conseguenza principale e peggiore  è senza dubbio la disuguaglianza che si viene a creare tra chi ha smesso di studiare e chi è riuscito a concludere il proprio percorso di studi. Limitare l’abbandono scolastico dovrebbe essere una delle priorità del nostro Governo, affinché sempre più giovani capiscano l’importanza dell’istruzione e portino a compimento la fine del loro percorso.I docenti hanno a loro disposizione diversi strumenti per rendere la scuola un luogo in cui questi ragazzi possano sentirsi accolti e non giudicati. Far ritrovare loro la motivazione allo studio è possibile attraverso attività che li invoglino a esprimersi e a confrontarsi con i loro coetanei senza doversi necessariamente sentire abbandonati. Prevedere dei piani di apprendimento individuali o degli incentivi finanziari per le famiglie economicamente più svantaggiate potrebbe essere un modo per far sentire questi adolescenti meno soli.



Inoltre, è stato ampiamente dimostrato come il sostegno linguistico ai ragazzi stranieri diminuisca il tasso d’abbandono tra gli ultimi arrivati, per questa ragione sarebbe utile introdurlo in qualsiasi contesto scolastico. Attività extracurriculari, laboratori, uscite didattiche e sostegno psicopedagogico sono altre possibilità che avremmo a disposizione per combattere questa problematica, così come il coinvolgimento diretto con i genitori. Ma la nostra scuola il nostro sistema educativo sta male: per l’istruzione investono meno di noi solo Slovacchia, Romania e Bulgaria, con l’obbligo più basso d’Europa, si punta su di un liceo a 4 anni e senza il latino. Più di un terzo dei posti di sostegno è affidato da anni ad insegnanti non specializzati. E ci chiediamo: è legittimo valutare gli studenti con quiz (Invalsi) che trasformano la battaglia di Azio nella “battaglia di Anzio” o che i genitori aggrediscano gli insegnanti senza venir denunciati? È “normale” che il Ministero neghi i dati sul burnout e, contra legem, non faccia prevenzione, mentre fa valutare i docenti da dirigenti non formati per questo, né mai valutati?



Oggi la nuova emergenza è la guerra. L’aumento dei costi dell’energia e della vita non determineranno forse la marginalizzazione definitiva delle scuole? L’80% degli istituti sono fuori-norma su igiene e sicurezza, e l’abbandono dei meno abbienti cresce, ma il Pnrr (220 miliardi) stanzia solo 800 milioni invece dei 13 miliardi necessari per tutto il sistema di istruzione e si propone segnatamente di ridurre il tasso di dispersione scolastica per raggiungere la media del 10,2% nel 2026. Secondo idati del 56esimo Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese 2022, la media nazionale al momento si attesta al 12,7%, raggiungendo picchi del 16,6% nelle regioni del Sud, contro una media europea che si ferma al 9,7%.

Le scuole beneficiarie dei finanziamenti del Pnrr – Decreto maggio 2023 – appronteranno progetti di “azioni di prevenzione e contrasto della dispersione scolastica“, destinati ad alunni in situazione di disagio o fragilità, anche motivazionale. Per sostenere il contrasto dell’abbandono scolastico, all’interno di ciascuna istituzione scolastica beneficiaria, nell’ambito dell’autonomia di ciascuna scuola, è prevista la costituzione di un team per la prevenzione della dispersione scolastica composto da docenti e tutor esperti interni e/o esterni. Il team, partendo da un’analisi di contesto, supporta la scuola nell’individuazione delle studentesse e degli studenti a maggior rischio di abbandono o che abbiano già abbandonato la scuola e nella mappatura dei loro fabbisogni. Ci attendiamo dei risultati.

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