Anche Gesù finisce nel mirino dei Black Lives Matter. Secondo uno scrittore americano e attivista per i diritti civili, andrebbero abbattute le statue che raffigurano Gesù perché sono anche quelle una forma di suprematismo. Sì, avete letto bene. Il “problema” è che ci sono ricostruzioni storiche nelle quali Gesù è descritto con la carnagione scura, quindi la sua «vera» immagine non sarebbe quella rappresentata nelle opere. «Sì, penso che le statue che raffigurano Gesù come un europeo bianco debbano essere abbattute, sono una forma di suprematismo e lo sono sempre stato, nella Bibbia quando la famiglia di Gesù voleva nascondersi indovinate dove è andata? In Egitto, non in Danimarca, buttatele giù». Questo il contenuto del tweet pubblicato da Shaun King, in prima linea nelle proteste che in queste settimane stanno scuotendo gli Stati Uniti, partite dalla morte di George Floyd. Sono giorni nei quali si polemizza sulla rimozione anche della statua del presidente americano Theodor Roosevelt, quella all’ingresso dell’American Museum of Natural History, in quanto raffigurato a cavallo con un afroamericano e un nativo americano a piedi. Ora lo scrittore va oltre e propone l’eliminazione di tutte le statue di Gesù e Maria.
FOLLIA BLACK LIVES MATTER “ABBATTIAMO LE STATUE DI GESÙ”
È l’ultima follia dei Black Lives Matter, che evidentemente hanno smarrito il senso originario delle loro proteste. Ora sul “banco degli imputati” finisce Gesù, perché gli americani «che per centinaia di anni hanno comprato, venduto, scambiato, violentato e schiavizzato a morte gli africani in questo Paese, semplicemente non possono avere quest’uomo al centro della loro religione». Secondo l’attivista, è arrivato il momento di cambiare volto a Gesù. «Se la vostra religione richiede che Gesù abbia i capelli biondi e gli occhi azzurri, allora la vostra religione non è il cristianesimo ma il suprematismo bianco». Per Shaun King ora la religione è una questione di colore di pelle, ma non esiste un cristianesimo bianco. Le proteste stanno dunque assumendo dei contorni assurdi. Lo dimostra anche il caso del monumento dedicato al francescano spagnolo Juan Junipero Serra, accusato dai manifestanti di «genocidio nei confronti dei nativi», ma fatto santo da Papa Francesco proprio per aver difeso «la dignità della comunità indigena».