La famosa crisi della xylella che aveva contagiato gli ulivi della Puglia, secondo un nuovo studio pubblicato sulla rivista ‘Giornale di fitopatologia’, che causò l’abbattimento di circa 21 milioni di esemplari sarebbe stato del tutto inutile. L’ultima conseguenza, nell’effettivo, è stata quella di ridurre la competitività del mercato di olio italiano, a favore di una riduzione dei dazi per le importazioni da Tunisia e Marocco, rendendo anche la Spagna il principale produttore europeo.
Si ricorderà la crisi della xylella sugli ulivi della Puglia, batterio particolarmente aggressivo in grado di distruggere ettari di produzione in pochissimo tempo. All’epoca, non si comprese di chi fu la colpa dell’arrivo del batterio in Italia, mentre oggi appare evidente, riporta La verità, che fu causata dalla mancata sorveglianza fitosanitaria europea su diversi carichi di piante tropicali dai porti di Amburgo e Rotterdam. Nel 2013, prima crisi della xylella sugli ulivi della Puglia, venne scelto Giuseppe Silletti come commissario, che propose l’abbattimento delle piante infette. L’Europa, invece, volle l’abbattimento di tutte le piante, anche asintomatiche, nell’arco di 50 metri da quelle infette, portando al dimezzamento della produzione pugliese.
Lo studio sull’abbattimento degli ulivi con xylella in Puglia
Ora, invece, viene fuori che quell’abbattimento degli ulivi della Puglia infetti da xylella non fu giustificato da nessun tipo di epidemia. L’hanno rilevato Margherita Ciervo e Marco Scortichini, secondo i quali “i dati mostrano che l’incidenza [del batterio] nelle zone di ‘contenimento’ e ‘tampone'” sul territorio pugliese, “è molto bassa, soprattutto durante le ultime tra campagne dal 2020 al 2023, quando il batterio è stato rilevato in un intervallo compreso tra 0,06% e 0,70% delle piante campionate”.
Insomma, in altre parole solamente un numero compreso tra 12mila e 147mila ulivi dei 21milioni abbattuti in Puglia per xylella era, effettivamente, infettato con il batterio. Ne consegue, dunque, che gli esemplari asintomatici hanno “un ruolo trascurabile nella diffusione di xylella”. Per questa ragione, la conclusione dei ricercatori è una richiesta, ovvero quella di “eliminare la norma che impone lo sradicamento di tutte le piante ospiti che circondano un albero positivo al batterio in un raggio di 50 metri”. Gli interventi contro xylella sugli ulivi, infatti, potrebbero essere ben diversi, e andare dall’uso di fitofarmaci, fino all’abbattimento selezionato degli alberi che presentano sintomi conclamati.