L’Abbazia cistercense di San Galgano in Toscana, uno degli esempi di architettura religiosa “incompiuti” presenti in Italia e che, con le sue rovine perfettamente conservate, rappresenta non solo un luogo altamente suggestivo per i visitatori ma nasconde anche alcune chicche come ad esempio la versione nostrana della celeberrima spada nella roccia celebrata nel Ciclo di Re Artù. Si trova infatti nelle campagne del piccolo centro di Chiusdino, in provincia di Siena, questa abbazia in stile gotico che fu cominciata nel 1200 e che poi, a causa di varie vicissitudini, non fu mai completata: e forse parte del suo fascino risiede proprio in questo suo essere incompleta, senza pavimento e con soltanto le mura (grazie a un recente restauro conservativo che ne ha rispettato la storia e l’anima) sormontate da un tetto sempre cangiante quale è il cielo della campagna toscana. Ma quali sono i segreti di questo monastero e cosa ha di speciale invece il vicino Eremo di Montesiepi?
SPLENDORE E DECLINO DELL’ABBAZIA
La storia dell’Abbazia di San Galgano è strettamente legata alla vicenda terrena del Santo a cui era stata dedicata quando cominciò la sua costruzione (nei pressi v’è infatti l’Eremo di Montesiepi dove questi nel 1181 vi morì), vale a dire nel 1218, destinata a fare parte di un più ampio complesso monastico: per un certo lasso di tempo, stando alle cronache dell’epoca, i lavori procedettero spediti grazie anche alle possibilità di cui l’ordine monastico cistercense disponeva, oltre anche alla protezione tra gli altri dell’imperatore Federico II. Dopo la consacrazione del 1288, ad Abbazia quasi ultimata, cominciarono le disavventure del secolo successivo: prima una tremenda carestia, poi l’epidemia di peste del 1348, diedero via al declino; seguirono dei saccheggiamenti da parte di compagnie di ventura e di sbandati che bazzicavano quelle zone tanto che verso le fine del 1400 gli stessi monaci decisero di trasferirsi abbandonando il monastero ancora incompleto. Con un vertiginoso “flash-forward” arriviamo al 1700 con l’edificio oramai compromesso e in parte crollato, tra mura e campanile tanto che per un breve periodo fu addirittura riciclato come una fonderia. È solo dall’Ottocento in poi che si cominciò a sentire l’esigenza di intervenire e così nel 1924 iniziò il restauro di cui sopra, consolidando e sistemando solo le rovine originali senza ulteriori aggiunte.
LA “SPADA NELLA ROCCIA” DI SAN GALGANO
Come detto, il fascino dell’Abbazia di San Galgano è strettamente connessa alla leggenda del Santo a cui fu consacrata e alla spada di Montesiepi. Infatti Galgano Guidotti -questo il suo presunto nome- era un cavaliere di nobili origini che, dopo una gioventù dissoluta e si dice particolarmente sanguinosa, decise di convertirsi e dedicarsi a una vita in solitaria: e per marcare questo drastico cambiamento pare che abbia conficcato da solo la sua spada in una roccia del colle di Montesiepi, a mo’ di croce, proprio dove sarebbe sorto l’Eremo e poi una Cappella. Oggi quella stessa spada è custodita gelosamente sotto una teca in plexiglass a beneficio dei visitatori e una antica leggenda (anche se difficilmente dimostrabile con le prove storiche) vuole che l’episodio della spada conficcata nella roccia sia antecedente anche alla nascita della saga di Re Artù e dei cavalieri della Tavola Rotonda. Inoltre, si narra che quando Galgano era ancora in vita qualcuno cercò di estrarre l’arma di fatto spezzandola, ma quest’ultima come per miracolo tornò intera alla presenza del Santo.