“Troppa grazia, Sant’Antonio!” urlò il mercante che aveva invocato l’intervento del santo per salire sul suo cavallo e in cambio ricevette una spinta così forte da finire a terra dall’altra parte. Una cosa del genere deve aver pensato la giovane segretaria del Pd Elly Schlein, che ora si trova omaggiata addirittura dal malefico Renzi. L’uomo che ha turbato il sonno degli ultimi tre segretari dem (Bersani, Zingaretti e Letta) e che dirigenti e militanti considerano al pari di una maledizione.



Evitiamo volutamente di parlare della metafora dell’assist calcistico durante la partita del cuore, quando l’ex sindaco di Firenze ha mandato in gol – in netto fuori gioco, ma poco importa – la segretaria del Pd. Ci atteniamo invece a quanto scritto nella sua newsletter settimanale e nell’intervista rilasciata al Corriere per spiegare l’ennesima svolta. Il ragionamento del Rottamatore è abbastanza semplice: visto il risultato assai sconfortante raccolto alle europee, e il fallimento delle due liste di centro, egli è giunto alla conclusione che non c’è spazio per un terzo polo, e che la situazione italiana tende – ovvio ma non scontato – verso una ripresa del bipolarismo. “Penso che il risultato delle elezioni europee – ha scritto nella News 892 – sia molto chiaro: nonostante uno straordinario risultato personale la lista non ha raggiunto il quorum, e nonostante si votasse con il proporzionale. Questo significa che il Paese è molto più affezionato al bipolarismo di quanto lo siamo stati noi”.



Una parte delle responsabilità, secondo Renzi, ricadrebbe proprio sulle spalle della Meloni, che non ha avuto il coraggio di mollare le posizioni più oltranziste dei suoi alleati europei e, dopo mesi di corteggiamento, non ha trovato di meglio che votare contro la rielezione di Ursula von der Leyen. Ma gran parte del merito Renzi lo riconosce proprio alla Schlein, che ha avuto in questi mesi quello di aver conquistato il comando della coalizione di centrosinistra. Insomma, un classico ritorno all’ovile. “Non facciamola lunga, non solo è possibile ma è l’unica alternativa reale”.

Quello che non spiega Renzi sono le ragioni del fallimento del terzo polo, che non sono tutte riconducibili all’indecoroso scontro personale con Calenda. E sembra effettivamente troppo poco l’ammissione di battaglie giuste ma sostanzialmente perse. In più c’è il “non detto”, come ad esempio a proposito dell’assalto a Forza Italia che si è rivelato inconsistente, vista anche la chiara intenzione dei figli di Berlusconi di occuparsi seriamente e in prima persona del partito fondato dal padre.



Che i tempi siano rapidamente cambiati lo dimostrano anche le risposte pacate raccolte dai leader dei due principali partiti della coalizione di centrosinistra. Per Conte c’è solo un richiamo prudente alla politica come “una cosa seria”. Mentre la Schlein ha risposto positivamente, dichiarando che lei non mette veti e che ha un’idea precisa del programma da condividere con gli alleati. A cominciare dalla raccolta di firme per il referendum sull’autonomia differenziata.

“Mala tempora currunt” per tutti coloro che sognavano il nuovo polo riformista di centro. Qualcuno proverà a insistere anche senza Renzi. Ad esempio Marattin e Costa non hanno alcuna intenzione di ritirare il loro progetto di unificazione di Azione e Italia viva, previo pensionamento dei due leader, ma sinceramente sembra davvero un progetto velleitario. Dispiace per loro, e per tutti coloro che in questi anni hanno agognato il sogno di un nuovo partito centrista e liberale in Italia, come è stato il partito di Macron in Francia. Ma la politica non lascia molto spazio ai sogni e alle illusioni, e grandi strategie senza voti alla fine diventano solo della chiacchiera da salotto ed esercizi di stile che lasciano il tempo che trovano.

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