CASO ABEDINI, DALLA PROCURA DI MILANO PERMANE L’INDIRIZZO DELL’ARRESTO IN CARCERE
Dire che il caso Abedini sia complicato è probabilmente essere enormemente “cauti”: l’arresto lo scorso 16 dicembre del cittadino iraniano Mohammad Abedini Najafabadi all’aeroporto di Milano Malpensa rimane un rebus giudiziario, politico e internazionale, con tra l’altro la diretta conseguenza dell’arresto della giornalista Cecilia Sala 3 giorni dopo a Teheran. Mentre prosegue fitto il canale di diplomazia sull’asse Italia, Stati Uniti e Medio Oriente, dalla Procura di Milano emergono due novità importanti in merito alla situazione dell’ingegnere 38enne, accusato di “cospirazione” ed export di componenti elettronici dagli Usa all’Iran per costruire droni.
In primo luogo, l’Adnkronos riporta l’intenzione della Procura generale di Milano nel mantenere, per il momento, il pieno parere negativo sulla richiesta di arresti domiciliari già presentato dall’avvocato di Abedini: alla stessa agenzia italiana è il legale De Francesco a sottolineare di non aver depositato altre richieste, ad ora. Il Tribunale milanese aveva già fissato per il prossimo 15 gennaio 2025 la prima udienza per discutere sugli eventuali domiciliari. La seconda novità di giornata è però legata alla conferma rilasciata sempre dai giudici inquirenti di Milano: ad oggi non vi sono indagini effettive aperte in Italia contro il presunto esperto di droni iraniano. Secondo quanto rivelato da SkyTG24, Abedini è detenuto in carcere ad Opera su richiesta del Dipartimento di Giustizia americana che aveva spiccato nei mesi scorso un mandato internazionale di cattura per lui e per Mahdi Mohammad Sadeghi, cittadino americano con origini iraniane che è stato fermato sempre il 16 dicembre 2024 ma negli Stati Uniti. Fonti giudiziarie anche all’ANSA hanno confermato che i pm milanesi non indagano su Abedini il quale però resta al momento in detenzione a Opera per il pericolo di fuga imminente. Proprio per la mancanza di un fascicolo d’inchiesta, la Procura diretta dal magistrato Marcello Viola non ha disposto né ricerche sulla modalità dell’arresto, ma anche su tempistica e contenuto: l’unico elemento di discussione, che sarà al centro dell’udienza di metà gennaio 2025, è quale schema seguire per le richieste contrapposte di Iran e Stati Uniti. Non è tra l’altro escluso, aggiungono fonti dirette della Procura all’ANSA, che lo stesso Abedini rilasci dichiarazioni spontanee in quell’occasione.
ABEDINI-CECILIA SALA, LA POSIZIONE DELL’IRAN E I TENTATIVI SULL’ASSE ITALIA-USA
Il regime sciita di Tehean da un lato chiede che Abedini possa essere estradato al più presto in Iran, favorendo a quel punto il rientro della giornalista Cecilia Sala in Italia (come sottolineato dallo stesso ambasciatore iraniano a Roma dopo l’incontro con i responsabili della Farnesina); dall’altro, Washington ha respinto l’ipotesi di un’estradizione verso l’Iran, chiedendo con forza che l’ingegnere presunto terrorista possa presto essere mandato negli Stati Uniti. Da questa duplice “tenaglia” l’Italia di Giorgia Meloni (e della magistratura, che nel nostro Paese, come in ogni democrazia occidentale, agisce staccata dalla politica) si appresta a capire come poter al più presto liberare dal tremendo carcere di Evin a Teheran l’inviata del “Foglio” e di “Chora Media”.
Al momento, gli scenari sono “solo” due: bocciare la richiesta americana e disporre l’estradizione in Iran (ma qui deve essere la Procura di Milano ad agire), oppure una intricata operazione “triangolare” che vede la liberazione di alcuni prigionieri iraniani che porterebbero al rilascio di Cecilia Sala, in maniera slegata alla situazione e condizione di Mohamed Abedini. Per l’ingegnere iraniano, come ha detto oggi nell’incontro con i legali in carcere (secondo fonti ANSA, ndr) la motivazione dell’arresto su ordine USA è assurda, dicendosi estraneo ai fatti contestati (ovvero l’aiutare ad ingrossare l’arsenale degli Ayatollah) e chiede che venga rilasciato quanto prima. Nel frattempo, dopo la missione di Giorgia Meloni negli Stati Uniti da Trump e Rubio, qualcosa si muove per cercare di sbloccare la vicenda Sala: le pressioni su Teheran vengono aumentate, tanto che il portavoce del Governo si è visto costretto ad intervenire pubblicamente per ribadire la versione “formale” secondo cui l’arresto della giornalista non riguarda il caso Abedini, «non è in alcun modo una ritorsione». Il portavoce Fatemeh Mohajerani nel punto stampa da Teheran ha poi aggiunto che il caso Sala dovrà essere risolto al più presto, auspicando una serena conclusione: al momento però l’Iran non cede il passo e continua a ribadire che Cecilia Sala abbia violato le leggi islamiche, senza spiegare in quale parte ed elemento. Su Abedini invece il Governo iraniano insiste nel considerare il proprio cittadino «ostaggio con accuse infondate», con la richiesta che le relazioni Italia-Iran «non vengano influenzate dalle volontà di terzi», cioè gli Stati Uniti. Per giovedì prossimo a Roma è atteso il tavolo organizzato dal Ministro degli Esteri Antonio Tajani sugli scenari in Medio Oriente, con focus in particolare Siria e Iran: ospite del “Quint” sarà il segretario di Stato americano Antony Blinken, e allora sì che l’intricata vicenda Abedini-Sala potrebbe trovarsi ad una possibile svolta.