L’ex premier giapponese Shinzo Abe ucciso da parte di un fanatico ed ex militare, che ha servito per tre anni la marina militare del Sol Levante, ha riacceso i riflettori su un esperimento di politica economica sul più longevo premier giapponese. Shinzo Abe infatti ha governato il Giappone dal 2006 al 2007 poi dal 2012 al 2020. In quegli anni il Giappone viveva un calo generalizzato dei prezzi dei beni che aveva praticamente congelato l’economia giapponese: si tratta della deflazione del Sol Levante.



ABENOMICS: “La sindrome giapponese”

La deflazione giapponese prese il nome di sindrome giapponese benché fosse comune a molti cicli economici di diversi stati. Ma il Giappone era caratteristico perché la deflazione affondava le sue radici negli anni novanta e, è stato seguito dallo scoppio della bolla immobiliare e finanziaria che ha portato l’indice azionario giapponese oltre la soglia dei 40.000 punti. L’indice di allora è quasi il doppio rispetto a quello di oggi.



La deflazione di allora tuttavia era esattamente il contrario di quella di oggi, la deflazione infatti si intende anche come inflazione negativa in concomitanza con un debito pubblico molto alto che sfiorava il 200% del PIL, all’epoca.

ABENOMICS: il primo pilastro, tassi bassi per la Bank of Japan

Quando nel 2012 Shinzo Abe salì al potere in Giappone, nominò come primo ministro della Bank of Japan, Haruiko Kuruda che cominciò ad acquistare titoli di stato giapponese anticipando il quantitative easing della BCE. Possiamo dire che questo esperimento economico è nato in Giappone ed è stato poi emulato dalle banche occidentali. Tuttavia in questo modo i tassi di interesse si sono mantenuti negativi e ciò, secondo alcuni analisti, è stato alla base del crollo dello Yen, che infatti prosegue da oltre un decennio.



ABENOMICS: il secondo pilastro, la spesa pubblica

Shinzo Abe è stato anche il presidente che ha dovuto reggere e correggere tutti i danni derivanti da Fukushima distrutta dal terremoto, dello tsunami e dal guasto delle centrali nucleari E, in quegli anni, anche se il debito pubblico era Altissimo ma quasi detenuto da investitori privati, l’aumento della spesa pubblica è stato indirizzato prevalentemente a risolvere il disastro che ha sconvolto il mondo intero.

Benché la spesa pubblica fosse innalzata, il progetto di Shinzo Abe era quello di aumentare la tassazione sui consumi, equiparabile alla nostra IVA in maniera progressiva dal 5 al 10%. In quegli anni le politiche di welfare non furono molto estensive e anzi, Shinzo Abe fu accusato di non aver affrontato il tema del sostegno alle classi più svantaggiate.

ABENOMICS: il terzo pilastro, il mondo del lavoro

Il terzo pilastro della dottrina economica dell’ex premier giapponese sono state le riforme del sistema economico come quella del mercato del Lavoro reso più flessibile seguendo il modello dei paesi anglosassoni e rendendo dunque le possibilità di entrate ed uscita dal mondo del lavoro molto più flessibili eliminando la cultura del posto fisso. Da un certo punto di vista l’approccio al mondo del lavoro di Shinzo Abe è stato parallelo a quello dei governi che in quegli anni hanno governato l’Italia. Esattamente come l’Italia, anche i progressi registrati in quel campo sono stati parziali e non hanno rivoluzionato la struttura del mercato del Lavoro in Giappone.

Nel complesso la politica economica di Shinzo Abe, ha registrato dei rialzi positivi dell’1,8 e del 1,6% nel 2012 e 2013 ma il PIL ha cominciato ad avere nuovi deficit dal 2014 al 2015 fino a poi a ricadere nel 2020 A seguito della pandemia del coronavirus. In Giappone è cresciuta la propensione al risparmio ed è aumentata anche la contrazione dei consumi motivo per cui il rilancio economico è stato frenato. Il debito pubblico è arrivato al 220 %. Ma possiamo davvero dire che l’Abenomics abbia fallito? Probabilmente era la ricetta giusta al momento giusto ma senza calcolare le variabili che sono prevenute dall’esterno. I recenti eventi internazionali infatti hanno sconvolto le economie di tutto il mondo e per questo non è possibile dire che questa politica sia stata fallimentare. Sicuramente le scelte della Bank of Japan hanno tuttavia determinato una moneta debole, ma c’è chi la preferisce così.