Nel rincorrere di titoli “shock” in queste settimane di emergenza variante Delta – che ricordano da molto vicino quelli del primo lockdown – le decisioni che attendono la politica sono sempre più complesse e delicate: l’estensione del Green Pass, le “minacce” di nuove restrizioni e il semi-mascherato obbligo vaccinale sono temi molto imponenti per essere “risolti” nel giro di qualche riunione tra esperti e Governo nelle prossime ore. Con il nuovo Decreto Covid si vedrà quale impulso darà il Premier Draghi alla nuova “versione” della lotta alla pandemia: quello che è certo, spiega a “La Verità” il politologo Luigi Curini, «è che la gente accetta il Green Pass perché è stata terrorizzata».



Secondo il docente ordinario di Scienza Politica all’Università Statale di Milano, per capire in profondità questi tempi iper-complicati sul fronte libertà personali-collettive occorre partire dall’Unione Sovietica comunista: «Ancora a metà degli anni Trenta, pur in pieno stalinismo, se il Partito faceva sparire uno di loro, gli scienziati non avevano timore di rivolgersi alle autorità politiche per lamentarsi». Questo perché, sottolinea ancora Curini, quelli stessi accademici si erano formati quando ancora la libertà culturale e personale era più o meno garantita: quelli però venuti dopo e cresciuti in pieno stalinismo non osarono più fare obiezioni al partito: «basta poco ad assuefarsi alla sottrazione della libertà. Ha visto l’ultimo sondaggio dell’Economist? Pur in un Paese storicamente libero come il Regno unito, la metà degli interpellati è favorevole a mantenere in modo permanente il green pass e questo indipendentemente dal Covid, il 25% al tracciamento, il 20% al coprifuoco serale…».



“GENTE TERRORIZZATA ACCETTA TUTTO”

Ed ecco dunque che si può arrivare a “sopportare” misure (per ora solo proposte, ndr) come un Green Pass obbligatorio per supermercati, scuole e mezzi pubblici, come anche ulteriori restrizioni a movimenti e comportamenti pure in presenza di vaccinazioni svolte. Seguendo la versione di Curini, la gente si abitua a queste libertà mancate perché è stata terrorizzata per mesi, ormai anni «e ora inseguono il miraggio del rischio zero». Non si tratta più di immunità di gregge, sottolinea il professore a “La Verità», ma «persone pronte a diventare gregge per l’immunità. I giovani non si ribellano perché l’epoca Covid ha inciso sulla loro formazione e li ha convinti del fatto che la libertà sia un bene rinunciabile». Curini condivide l’esigenza generale di incentivare il più possibile la vaccinazione per uscire finalmente dalla pandemia, ma il modo migliore non è certo il “terrorismo” e il semi-obbligo tramite Green Pass: «occorre lavorare lavorare sul contesto informativo, che è stato devastante. Perché tutta questa enfasi sul numero (ovviamente destinato a crescere) dei positivi, e invece così poca enfasi sui numeri (bassissimi) delle ospedalizzazioni? Ovvio che così si terrorizza la gente». Il punto sta nel come ci si rivolge al 10% di non vaccinato: «se li aggredisci, come puoi sperare di convincerli?». Da un punto di vista squisitamente politico, è interessante la riflessione posta da Curini sulla polarizzazione mediatica: il concetto è semplice, fino a qualche mese fa parlare di coinvolgimenti del laboratorio di Wuhan nell’origine del Covid-19 poneva in pratica sullo stesso piano di un “trumpiano complottista”. «Quando è cambiata l’amministrazione, si è potuto cominciare anche in ambienti democratici a ragionare sulle responsabilità cinesi»: questo significa che non conta quasi cosa si dice, ma chi lo dice (e come), da Trump a Macron fino al caso italiano. Conclude il docente: «Per paradosso, se al governo ci fosse stato Salvini e avesse scelto lui il lockdown, magari quegli stessi media lo avrebbero aggredito per quella scelta, e alla fine si sarebbe imposta una scelta diversa. Si rende conto degli effetti perversi della polarizzazione mediatica?».

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