Era tra i favoriti dopo Greta Thunberg e l’indigeno della Foresta Amazzonia Raoni Metuktire, ma il Premier Etiope Abiy Ahmed Ali non si aspettava certo che all’età di soli 43 anni potesse essere nominato vincitore del Premio Nobel per la Pace 2019. Così invece è avvenuto, con il Comitato Nobel di Oslo che ha puntato tutto sul principale artefice e propositore dei trattati di pace tra Etiopia ed Eritrea, siglati nell’estate 2018. Una pace raggiunta che ovviamente non può certo eliminare le problematiche restanti (e chissà quando davvero superate, ndr) e nemmeno i 20 anni di sanguinaria guerra nel Corno d’Africa. Eppure quell’abbraccio visto tra Abiy Ahmed e Isaias Afwerki, rispettivamente leader di Etiopia ed Eritrea, può raccontare molto se non tutto di questo ambito anche se un po’ discusso Premio internazionale. Il conflitto scoppiato nel lontano 1998 e inizialmente “solo” due anni vide come banale “casus belli” la rivendicazione della città di Badme, tra Etiopia ed Eritrea: 80 mila persone morte e 20 anni di continui attacchi con nuove vittime tra i due Stati che si contendevano il controllo del Corno d’Africa. È scampato ad un attentato lo scorso giugno 2018 quando durante un comizio venne lanciata una granata che per fortuna lo sfiorò senza provocare ferite o conseguenze peggiori; tra le prime dichiarazioni dello stesso Presidente dopo l’assegnazione del Nobel «siamo fieri come nazione».



CHI È IL PREMIER ETIOPE VINCITORE DEL NOBEL PACE

«Chiudere un capitolo costoso della nostra storia e recuperare così le opportunità perse, mettendo in primo piano l’interesse dei popoli», si legge nella dichiarazione di pace siglata da Abiy Ahmed Ali e il suo omologo premier d’Eritrea: secondo il Ministro dell’informazione eritrea, dalle cronache di allora, «E’ stato un momento veramente storico, un abbraccio fraterno tra i due leader, la compagnia aerea di bandiera etiope l’Ethiopia Airlines, che atterra ad Asmara dopo più di due decadi, gli abitanti di Asmara uniti a dare il benvenuto alla delegazione». Ex militare e politico etiope, il neo-vincitore del Premio Nobel per la Pace 2019 è in carica da 2018 ma da tempo cerca nel lungo e complesso obiettivo di “normalizzare” le estreme difficoltà politiche, sociali e commerciali degli Stati dell’Africa nera. Ha promosso la riappacificazione con l’Eritrea applicando l’accordo di pace promosso dalle Nazioni Unite nel 2000, secondo il quale l’Etiopia avrebbe dovuto cedere alcuni territori all’Eritrea; politiche economiche e riforme sociali, con diversi Ministri donna nel suo Governo, aggiungono “meriti” ad un Premio oggi annunciato così dall’Accademia norvegese per il Nobel «il riconoscimento è per i suoi sforzi per raggiungere la pace e la cooperazione internazionale, in particolare per la sua decisiva iniziativa per risolvere il conflitto di confine con la vicina Eritrea». Non solo, nella premiazione di Oslo viene aggiunto «E’ un riconoscimento e anche una spinta. In Etiopia, anche se rimane molto lavoro, Abiy Ahmed ha avviato importanti riforme che danno a molti cittadini la speranza per una vita migliore e un futuro più luminoso. Come Primo Ministro, Abiy Ahmed ha cercato di promuovere la riconciliazione, la solidarietà e la giustizia sociale».



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