Abolita la censura cinematografica” in Italia. Ad annunciarlo è stato il ministro della Cultura, Dario Franceschini, che ha firmato il decreto che istituisce la Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche presso la Direzione Generale Cinema del Ministero della Cultura con il compito di verificare la corretta classificazione delle opere cinematografiche da parte degli operatori. Come riportato da La Repubblica, l’intervento di Franceschini si inserisce nel contesto della Legge Cinema, che introduce il sistema di classificazione e archivia in maniera definitiva la possibilità di censurare le opere cinematografiche. La novità è infatti che non viene più previsto il divieto assoluto di uscita nelle sale cinematografiche, né l’uscita condizionata alla possibilità di fare tagli o modifiche alla pellicola.



ABOLITA LA CENSURA CINEMATOGRAFICA

Il ministro Franceschini ha accompagnato con queste parole la firma del decreto:”Abolita la censura cinematografica, definitivamente superato quel sistema di controlli e interventi che consentiva ancora allo Stato di intervenire sulla libertà degli artisti“. La Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche è presieduta dal Presidente emerito del Consiglio di Stato, Alessandro Pajno. Come precisato da Repubblica, ne fanno parte quarantanove componenti scelti tra esperti di comprovata professionalità e competenza nel settore cinematografico e negli aspetti pedagogico-educativi in relazione alla tutela dei minori o nella comunicazione sociale, nonché designati dalle associazioni dei genitori e dalle associazioni per la protezione degli animali. La censura ha colpito nel nostro Paese veri e propri capolavori del cinema italiano: si pensi ad “Ultimo tango a Parigi” di Bertolucci, condannato alla distruzione di tutte le bobine esistenti, o alle molte denunce accumulate dai film di Pier Paolo Pasolini. A consentire quest’opera di censura contro qualsiasi opera “non convenzionale”, fu una legislazione in materia potenziata vigorosamente dal fascismo, che solo a partire dal 1962, dall’avvio dei governi di centrosinistra, venne parzialmente rivista per far sì che l’azione censoria fosse limitata unicamente ai film che rappresentavano un’offesa al buon costume.

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