Il test d’ingresso di Medicina sarà abolito? La domanda potrebbe sorgere alla luce delle dichiarazioni della ministra dell’Università e della Ricerca Maria Cristina Messa, secondo cui potrebbe essere rivisto il noto meccanismo del “numero chiuso”. Non si va però verso l’abolizione, ma si sta pensando ad una nuova strategia per i test di ingresso, senza che vengano appunto eliminati o snaturati. «Per me è un dolore lasciare fuori così tanti studenti da Medicina. So qual è il trasporto di chi vuole fare Medicina», la premessa della sinistra nel corso di una intervista a Skuola.net. D’altra parte, il numero chiuso è destinato a restare per mantenere alta la qualità dei corsi ed evitare il fenomeno del sovraffollamento degli atenei.



«Quello su cui si può lavorare è un test di accesso che veda un percorso anziché un unico punto fatto poco prima dell’inizio dei corsi», ha aggiunto Maria Cristina Messa. In questo modo la valutazione degli studenti potrebbe essere più corretta. «Occorre fare orientamento, autovalutazione, iniziare dal terzo o quarto delle superiori, far capire quando una vocazione è una vera vocazione», ha spiegato la ministra.



DAL TEST DI MEDICINA ALLA DAD

I “lavori” per modificare il test d’ingresso di Medicina a quanto pare sono in corso. La ministra Maria Cristina Messa ha, infatti, annunciato a Skuola.net che già per l’anno prossimo un’apposita commissione sta valutando la possibilità di modificare il sistema. Nel corso dell’intervista ha anche parlato della proposta di legge che apre alla possibilità di seguire due diversi percorsi universitari (al momento è in attesa di approvazione al Senato dopo quella alla Camera): «Non vedo perché non bisogna dare la possibilità di farlo», ha dichiarato la ministra dell’Università e della Ricerca. Per quanto riguarda la Dad, con cui si convive ancora negli atenei, ha spiegato che «le università stanno studiando quale sia il meccanismo migliore per complementare le attività in presenza con quelle a distanza. Questo può essere interessante per raggiungere tutti, anche quegli studenti che non possono essere presenti». Inoltre, ciò potrebbe «favorire lo scambio tra facoltà e università, in Italia e all’estero».



PROGETTI ERASMUS E PNRR

Il discorso si complica per quanto riguarda tirocini e laboratori, che richiedono la presenza. A proposito dei tirocini, Maria Cristina Messa a Skuola.net ha spiegato che «sarà svolto prima della laurea, e non dopo. Dobbiamo riorganizzare i corsi in modo che gli studenti possano avere la parte teorica, pratica e di tirocinio all’interno del percorso». Riguardo i progetti Erasmus, la ministra dell’Università e della Ricerca ha evidenziato che «sono raddoppiati i fondi dedicati ed è aumentata anche la platea, allargandosi non solo agli universitari e ai lavoratori ma anche agli studenti delle scuole superiori».

Infine, c’è stato un accenno al Pnrr e ai fondi destinati all’istruzione. «Avremo borse di studio più alte, perché aumentiamo la quota delle borse, e magari qualcuna la dedichiamo a una sorta di ‘Erasmus italiano’ o, ancora, per incentivare le studentesse a studiare le STEM», ha aggiunto Maria Cristina Messa. Inoltre, aumenteranno le residenze per gli studenti. «Investiremo molto sulle competenze trasversali, finanzieremo gli atenei per dare agli studenti le skills richieste dal mondo del lavoro, dal digitale al green», ha concluso la ministra.