Aborti da record nel 2022, il dato più alto degli ultimi 20 anni, sale a + 3,2% rispetto all’anno precedente il numero delle donne che ha scelto di ricorrerre all’Ivg, l’interruzione volontaria di gravidanza, che nella maggior parte dei casi è stata effettuata con farmaci. La statistica del Ministero della Salute, mostra inoltre che in significativo aumento sono soprattutto le ragazze minorenni, 3 su 100 su un totale di più di 65mila interventi. Una tendenza in costante aumento, incrementata anche dalla diminuzione costante dei medici obiettori, che al momento restano ad una percentuale nazionale del 60,2%, ma con differenze sostanziali che variano tra le regioni italiane.
La relazione, pubblicata da Il Messaggero, evidenzia proprio il numero relativo alla fascia di età 15-18 che evidentemente rispecchia alcune problematiche della società odierna, soprattutto la mancanza di una adeguata educazione sia da parte delle famiglie che delle scuole, all’affettività e un corretto approccio alla sessualità che potrebbe contribuire a prevenire le gravidanze indesiderate. Tuttavia, nel quadro internazionale del numero di aborti, l’Italia resta tra i paesi nei quali si ricorre di meno alle interruzioni volontarie, con un tasso del 6 per 1000, quando in Inghilterra e Galles si raggiunge il 18,2.
Aborti, in Italia aumentano interruzioni volontarie soprattutto tra minorenni, il metodo più utilizzato è la pillola RU486
Aborti in Italia, praticati nel 2022 65mila interventi, il 3,2% in più rispetto all’anno precedente. La tendenza in crescita evidenziata nel rapporto del Ministero della Salute, che ha analizzato anche i metodi più comuni con i quali si effettuano gli interventi nelle donne tra i 15 e i 44 anni che hanno scelto volontariamente di sottoporsi all’interruzione di gravidanza in strutture pubbliche . Il 52% è farmacologico, cioè tramite pillola cosiddetta “abortiva” a base di mifepristone e prostaglandine. Ridotto drasticamente il numero degli interventi chirurgici come Iterosuzione e raschiamento, due tecniche sempre meno utilizzate sia a causa dei timori delle possibili conseguenze di una vera e propria operazione, sia grazie all’introduzione della Ru486 nei protocolli ospedalieri e consentita anche alle minorenni.
Per quanto riguarda invece i medici, sempre più ginecologi hanno scelto di non essere obiettori, un numero che è cresciuto del 21, 5% negli ultimi otto anni. Questo ha permesso l’accesso alle cure semplificato per molte donne che nel 54% dei casi totali hanno abortito entro l’ottava settimana di gestazione. Nonostante l’Italia resti tra i paesi europei che hanno una bassa percentuale di donne che scelgono l’Ivg, nel rapporto si sottolineano anche i dati di alcuni paesi nei quali la legge vigente è più restrittiva, come ad esempio Francia e Germania dove i dati rispetto alla popolazione sono nettamente più bassi.