A “Storie Italiane”, trasmissione di Rai Uno condotta da Eleonora Daniele, si è parlato nuovamente del caso di Alessia Nappi, giovane di Sassari che ha perso il proprio bambino all’inizio della quinta settimana di gravidanza dopo che le è stato vietato l’ingresso al pronto soccorso per via di un tampone mancante. Questa è la versione dei fatti confermata dalla diretta interessata, che ha sottolineato: “Quando sono arrivata lì ho avvertito di essere incinta, di avere dolori e perdite. Mi è stato chiesto l’esito di un tampone molecolare, che ovviamente non avevo. Ho domandato se si potesse fare lì, anche a pagamento, ma mi è stato risposto che fino a lunedì non sarebbe stato possibile. Non hanno accettato neppure che andassi a fare un tampone antigenico rapido in farmacia”.



Questa, tuttavia, è stata la replica della struttura nosocomiale: “Dall’indagine interna, risulta il corretto comportamento dei nostri operatori sanitari. La signora è arrivata al pre triage alle 12.35, era tranquilla, non presentava segni di sofferenza. Non ha riferito dolori e perdite. Le è stato chiesto se avesse fatto la vaccinazione e se avesse il tampone, che, qualora manchi, viene fatto in pronto soccorso come da disposizione ministeriali. Il test di gravidanza indicava una terza settimana, periodo molto precoce, che non consente di fare diagnosi precise. Il medico di turno contattato dall’ostetrica ha constato che non vi fossero i criteri di emergenza-urgenza e ha attribuito alla situazione un codice bianco. Non è stata consigliata neanche l’assunzione di una tachipirina”.



ABORTISCE ALL’ESTERNO DEL PRONTO SOCCORSO DI SASSARI, ALESSIA NAPPI: “SENTIRCI ACCUSARE DI LUCRARE SULLA MORTE DI NOSTRO FIGLIO È DISUMANO”

La comunicazione dell’azienda ospedaliera prosegue dicendo che la signora Alessia Nappi “non è mai tornata in ospedale per perdite di sangue. Esprimiamo solidarietà verso i nostri operatori, bersagliati di diffamazioni e di minacce di morte per le quali sono stati avvisati il prefetto e i carabinieri”.

La donna, di fronte a questa lettera dell’ospedale, ha risposto a “Storie Italiane”: “Sentirsi accusare di lucrare sulla morte di nostro figlio è una cosa disumana, non ci sono parole su quanto ci è stato detto. Spero si possa fare luce sull’accaduto, vogliamo giustizia. Dal nosocomio ribaltano la situazione rispetto a quanto io ho detto, è stata l’ostetrica a dirmi di assumere solo tachipirina perché ero incinta. Ho perso il mio bambino all’incirca dopo un’ora  e mezza da quando mi hanno respinto”.