L’aborto a domicilio dopo un consulto online con il ginecologo e possibile con le pillole abortive inviate per posta: no, non è il futuro distopico dell’Occidente completamente de-cristianizzato e con l’autodeterminazione come unico vero “principio” rimasto. È semplicemente quanto avviene in Germania grazie ad alcune associazioni pro-choice che hanno trovato il modo per “aggirare” le norme esistenti a Berlino, arrivando anche a superare la volontà vista ad esempio in Italia quando nel 2020 il Ministro Speranza abolì l’obbligo di ricovero per l’aborto con pillola Ru486.



Ne dà notizia oggi Alessandro Rico su “La Verità” parlando del servizio offerto da associazioni come Pro Familia, Balance e Doctors for Choice: inizia tutto con un colloquio online con un’infermiera che interroga la donna intenzionata ad interrompere la gravidanza. Risposto alle domande “di rito” (del tipo “Davvero vuoi questo?”, “Chi ti darà supporto?”, “Avrai tempo e spazio per farlo a casa?”), la ragazza dovrà inviare documenti ed ecografia: a quel punto si arriva al nodo giuridico, con un ginecologo che valuta il caso e dà il suo assenso. Con “luce verde”, la donna incinta si vedrà recapitare a domicilio per posta due pillole abortive e un antidolorifico: sotto la supervisione in chat del ginecologo, la donna ingoia la prima pastiglia, due giorni dopo la seconda. In caso di effetti collaterali, accompagnata da un famigliare/amico potrà andare ovviamente in ospedale.



ABORTO, LA LEGGE ‘AGGIRATA’ IN GERMANIA

Al termine dell’iter shoccante, i dati forniti dalle associazioni tedesche prevedono come ultimo atto l’invio dopo 20 giorni del test fatto dalla donna per la conferma effettiva dell’avvenuto aborto. È noto, l’interruzione di gravidanza resta un dramma e allo stesso tempo un nodo su cui battaglie ideologiche e culturali si sono combattute per decenni: arrivare però ad una serie di brevi e “formalissimi” atti burocratici per la soppressione di una vita, ecco non depone a favore di un’Europa civile e dignitosa. In Germania le leggi sull’aborto sono molto rigide e queste associazioni pro-choice con l’IVG a domicilio non fanno che tentare di decostruire dall’interno l’impianto di base della “194 tedesca”. La ginecologa alla guida del progetto “aborto a domicilio”, Jana Maeffert ha spiegato ai media tedeschi come l’interruzione di gravidanza “online” sia diretta conseguenza dei vari ricorsi alla telemedicina in epoca Covid: «una delle ragioni più comuni per cui le donne hanno fatto ricorso ai dottori su Internet, durante la pandemia, non era che avessero davvero il Covid o fossero in quarantena; era la cura dei figli – o la mancanza di essa».

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