L’aborto è un diritto inviolabile che deve essere garantito sempre e comunque anche nel corso di una pandemia come quella di Coronavirus? Il tema è molto delicato e accende discussioni roventi soprattutto negli Usa, dove il presidente Donald Trump ha compiuto alcuni gesti significativi contro l’aborto – ad esempio è stato il primo presidente di sempre a partecipare alla Marcia per la Vita – e di conseguenza proprio il diritto all’aborto è diventato uno dei temi più cari ai suoi oppositori.



La discussione su un simile argomento però non può certo ridursi al calcolo politico, perché l’aborto tocca nel profondo temi che sono centrali per ogni uomo, a maggior ragione in questi tempi così sofferti e nei quali la vita di tante persone è a rischio.

Il nocciolo del problema durante la pandemia di Coronavirus è proprio questo: l’aborto rientra tra quei diritti fondamentali dell’uomo che deve di conseguenza essere garantito sempre e comunque oppure è legittimo porre dei freni per dare la priorità ad altri servizi in ospedali che devono affrontare un’emergenza con pochi precedenti nella storia?



ABORTO DIRITTO INVIOLABILE DA GARANTIRE SEMPRE?

La domanda dovrebbe essere presa molto sul serio e suscitare riflessioni, ma così spesso non è. Per i militanti abortisti infatti la questione non dovrebbe essere neppure posta: l’aborto è un diritto fondamentale ed inalienabile della donna e quindi non deve essere messo a rischio nemmeno nel bel mezzo di una tragica epidemia, come scrivono Serra Sippel e Akila Radhakrishnan in un editoriale per la CNN.

Le due si scagliano con forza contro quegli Stati degli Usa (ad esempio Mississippi, Ohio, Texas e Oklahoma) che nell’ambito delle politiche di contenimento di Covid-19 non hanno inserito l’aborto fra le pratiche da eseguire sempre e comunque dagli ospedali, in quanto “emergenze”.



Scelta inaccettabile per chi difende l’aborto come diritto inalienabile della donna e di conseguenza servizio essenziale, perché attinente alla sfera delle decisioni individuali garantite dalla legge e che di conseguenza dovrebbe sempre essere disponibile.

UNA RIFLESSIONE VALIDA ANCHE PER L’ITALIA

Dall’altra parte ci sono gli Stati che invece garantiscono l’aborto come servizio essenziale e si fanno paladini dell’opposizione a Trump, accusato di sfruttare il Coronavirus per attuare una politica repressiva della libertà della donna.

La questione è di conseguenza bollente negli Stati Uniti, ma merita una seria riflessione anche in Italia: i nostri ospedali infatti sono in emergenza sicuramente più di quelli americani (almeno per il momento) e sappiamo che di conseguenza molte prestazioni considerate non essenziali sono state rinviate. Il dibattito è arrivato a toccare anche alcune terapie davvero fondamentali, compresa la chemioterapia per i malati di tumore. Chi è favorevole all’aborto sostiene che esso sia un diritto fondamentale della donna e in quanto tale abbia la precedenza anche sulle cure mediche, proprio perché “diritto umano”.

Ma davvero negli ospedali al tempo di Covid-19 dovrebbero essere gli aborti la priorità da garantire sempre e comunque? Come minimo, ci sembra una domanda da non liquidare in maniera così integralista – che non è peculiarità di una sola parte, come troppo spesso la cultura dominante vorrebbe suggerire…