EUROPA SI SCHIERA CON BIDEN: “ABORTO È DIRITTO IUMANO, NON CANCELLARE LA ‘ROE VS WADE’”
L’Europa difende la vita? L’Europa difende i diritti dei più deboli? Dovrebbe, ma invece no. Il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione di completo sostegno alla Casa Bianca, al Presidente Joe Biden e all’area liberale-dem che negli Usa si sta dannando contro la maggioranza della Corte Suprema intenta a cancellare la storica sentenza sull’aborto del 1973 (la famosa “Roe vs Wade”).
“Basta troppe obiezioni di coscienza, l’aborto è e deve restare un diritto inalienabile”, è il sunto neanche troppo fantasioso di quanto contenuto nella risoluzione non legislativa votata da 364 parlamentari Ue favorevoli, con 154 contrari e 37 astensioni. «Il Parlamento incoraggia il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e la sua amministrazione a garantire l’accesso all’aborto sicuro e legale», si legge nella risoluzione votata in Plenaria lo scorso mercoledì 8 giugno. A pieno sostegno del testo che ricalca il Rapporto Matic dello scorso giugno 2021 i partiti Socialisti e Democratici (di cui fa parte il Pd) che hanno presentato la risoluzione, poi Renew Europa (liberali e macroniani), Verdi e Sinistra. Il testo intitolato “Risoluzione sulle minacce globali ai diritti all’aborto” non ha valenza giuridica ma “solo” politica: il PPE si è spaccato, con 47 che hanno votato sì, 66 no, 27 si sono astenuti (Forza Italia tra i popolari contrari alla risoluzione); contrari anche i Conservatori con Giorgia Meloni. Il testo approvato però dal Parlamento afferma ancora una volta un principio chiaro e sul quale l’Europa sembra viaggiare spedita: «chiede che l’Ue e i suoi Stati membri includano il diritto all’aborto nella Carta dei diritti fondamentali». I motivi, oltre che ideologici, sono anche prettamente politici: come si legge ancora, «Ribaltare la Roe vs Wade potrebbe incoraggiare il movimento anti-abortista nell’Unione Europea».
RISOLUZIONE UE: “OBIEZIONE COSCIENZA NON SIA OSTACOLO AL DIRITTO D’ABORTO”
Nella risoluzione approvata dal Parlamento Europeo e indirizzata al sostegno della linea abortista del Presidente Joe Biden, vengono citati i casi di Polonia, Ungheria, Slovacchia, ma anche di Malta dove l’aborto è ancora vietato, e perfino dell’Italia. «L’accesso all’aborto viene eroso», si legge nella parte dedicata al nostro Paese, citando il caso dell’obiezione di coscienza considerata troppo diffusa.
Si legge con ancor più chiarezza nel documento europeo: «il Parlamento europeo si rammarica del fatto che, in alcuni casi, la prassi comune negli Stati membri consenta al personale medico, e talvolta a interi istituti medici, di rifiutarsi di fornire servizi sanitari sulla base dell’obiezione di coscienza, il che porta alla negazione dell’assistenza all’aborto per motivi religiosi o di coscienza e mette a repentaglio la vita e i diritti delle donne; osserva che spesso si invoca l’obiezione di coscienza anche in situazioni in cui qualsiasi ritardo potrebbe mettere in pericolo la vita o la salute della paziente». L’Europa invita alla contraccezione più massiccia oltre che «dovrebbe essere conferita priorità alla lotta contro la violenza sessuale e a un’educazione sessuale e relazionale che sia universale, completa, consona all’età e basata su dati concreti, a una gamma di metodi contraccettivi e relative forniture di alta qualità, accessibili, sicuri, a prezzi abbordabili e, ove opportuno, gratuiti, nonché alla consulenza in materia di pianificazione familiare e ai servizi sanitari». Un testo dalla vasta portata, come si può evincere, di dettagli, regole e prontuari per incoraggiare aborto e contraccezione: con infine un invito-monito chiaro a tutti i Paesi membri Ue, «depenalizzare l’aborto e a eliminare e combattere gli ostacoli all’aborto sicuro e legale e all’accesso all’assistenza sanitaria e ai servizi sessuali e riproduttivi e l’invito a garantire l’accesso a servizi di aborto sicuri, legali e gratuiti, a servizi e forniture di assistenza sanitaria prenatale e materna, alla pianificazione familiare volontaria, alla contraccezione e a servizi adatti ai giovani, nonché alla prevenzione, al trattamento, all’assistenza e al sostegno nella lotta all’HIV, senza discriminazione alcuna».
IL DURO ATTACCO DELLA CHIESA UE AL PARLAMENTO
Secondo i vescovi europei della Comece, la Commissione delle Conferenze episcopali della Comunità Europea, il testo approvato dal Parlamento Ue è di una gravità raramente riscontrata in precedenza: «interferenza inaccettabile nelle decisioni giurisdizionali democratiche di uno Stato sovrano, un Paese che non è nemmeno uno Stato membro dell’Ue», scrive il segretario generale dell’organizzazione, il sacerdote spagnolo Manuel Enrique Barrios Prieto, riferendosi agli Stati Uniti. «L’adozione di una risoluzione del Parlamento Europeo che avalla questa interferenza non farà altro che screditare questa istituzione», attacca ancora la Comece prima di aggiungere nel dettaglio del testo, «da un punto di vista giuridico non esiste un diritto all’aborto riconosciuto nel diritto europeo o internazionale. Pertanto, nessuno Stato può essere obbligato a legalizzare l’aborto, o a facilitarlo, o ad essere strumentale per praticarlo». Infine, il giusto richiamo all’obiezione di coscienza che resta anch’esso un diritto non contestabile: «Notiamo inoltre con grande preoccupazione e rammarico – continua il comunicato di mercoledì della Comece – la negazione del diritto fondamentale all’obiezione di coscienza, che è un’emanazione della libertà di coscienza, come dichiarato dall’articolo 10.1 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea e riconosciuto dal Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite». Da ultimo, sottolinea la Commissione dei vescovi europei, «deve essere un dovere esercitato anche dalle nostre società. Le donne in difficoltà non devono essere lasciate sole, né si può ignorare il diritto alla vita del nascituro. Entrambi devono ricevere tutto l’aiuto e l’assistenza necessaria».