Il voto sull’aborto senza limiti non si è tenuto con il ritiro all’ultimo momento dell’emendamento NC 55 scelto dalla stessa firmataria, la deputata Lab Diana Johnson: ugualmente, anche la collega Rupa Huq ha deciso di ritirare il suo emendamento NC 42 che avrebbe introdotto una pena fino a 2 anni per chi compie manifestazioni pro-life e sostegno alle donne nelle vicinanze delle cliniche abortiste. Secondo quanto riportato dalla BBC e dal comunicato di RightToLife.org.uk, le due deputate hanno dovuto ritirare i loro emendamenti perché temevano la sconfitta clamorosa: se così fosse avvenuto, sarebbe anche stata la prima volta che un emendamento pro-aborto o direttamente una legge abortista sarebbero stati sconfitti da un voto nel Regno Unito. Per “evitare” dunque di prestare il fianco alle battaglie pro-life, il Labour ha deciso di ritirare all’ultimo i due distinti progetti di legge collegati alla “Police, Crime, Sentencing and Courts Bill”.
Dopo che ben 800 professionisti medici hanno scritto una lettera alla deputata Johnson per ritirare il suo emendamento, la sigla Right To Life ha commentato «Sembra che la lobby dell’aborto si sia resa conto che era molto probabile che entrambi gli emendamenti sarebbero stati respinti e ha incoraggiato i parlamentari a non votarli. Un gran numero di parlamentari nel dibattito si è espresso contro questi tentativi di dirottare la legge sulla polizia, la criminalità, la condanna e i tribunali con emendamenti estremi sull’aborto». Questa è dunque una grande vittoria per la vita e per le famiglie inglesi, conclude il comunicato della sigla pro-life, «L’emendamento di Diana Johnson avrebbe rimosso tutte le attuali garanzie legali sull’aborto fornite dall’Abortion Act, molte delle quali proteggono le donne. Sarebbe stato legale che l’aborto avvenisse per qualsiasi motivo fino alla nascita. Questo avrebbe lasciato l’Inghilterra e il Galles con una delle leggi sull’aborto più estreme al mondo».
VOTO IN PARLAMENTO PER UN ABORTO “TOTALE”
Esattamente come avvenne qualche giorno fa con il voto in Parlamento Europeo sul Rapporto Matic (che affermava, approvato dall’aula, l’aborto come diritto umano), il silenzio è praticamente tombale attorno alla votazione attesa oggi alla Camera dei Comuni a Londra. Tra gli emendamenti alla proposta di legge NC5 “Police, Crime, Sentencing and Courts Bill” (su “polizia, crimine, condanna e tribunali”) la deputata del Labour Diana Johnson ne ha presentato uno che chiede di «legalizzare la libera scelta dell’aborto senza restrizioni».
Al di là di Vatican News, AgenSir e Avvenire – tre media legati a stretto giro con la Chiesa Cattolica – in Italia non se n’è praticamente discusso, come del resto anche in Regno Unito il tema viene sollevato in questi giorni solo dal vescovo John Sherrington, responsabile per i temi della vita presso la Conferenza episcopale inglese. «Con questo emendamento le tutele dell’attuale legislazione verrebbero spazzate via», attacca Mons. Sherrington, sostenuto nella sua personale e isolata battaglia dal movimento “Right to life”. L’aborto è legalizzato in Inghilterra dal 1967, ma a determinate condizioni e non “senza limiti” come invece diverrebbe se passasse oggi l’emendamento “nascosto” all’interno dell’ampio progetto di legge in votazione alla House of Commons. Come ben riporta il focus della stampa vaticana, la proposta fatta dalla deputata Lab richiede la soppressione di due sezioni della “Offences Against the Person Act” (legge del 1861, modificata proprio nel ’67 per introdurre l’aborto condizionato): la sezione 58 sulla «somministrazione di farmaci o l’utilizzo di strumenti per procurare un aborto» e la 59 «sulla forniture di sostanze per procurare un aborto». In questo modo, si aprirebbe all’interruzione volontaria di gravidanza richiesta per qualsiasi motivo, compresi gli aborti selettivi basati su sesso, malattie, ripensamento dei genitori fino al nono mese.
ABORTO SENZA LIMITI: L’APPELLO (ISOLATO) DELLA CHIESA
Se passasse oggi il progetto di legge del Labour, il Regno Unito diverrebbe lo Stato con la legislazione più estrema in merito all’aborto in tutta l’area europea, andando ben oltre il limite delle 12 settimane ormai elemento quasi comunemente applicato nelle singole legislazioni nazionali. Dopo la proposta dell’aborto-fai-da-te da applicare limitatamente ai mesi della pandemia, ecco che il tema su IVG e leggi torna di strettissima attualità Oltre Manica, senza però che Ue o Italia vedano dibattiti o almeno notizie diffuse in merito. «Pensiamo che questo emendamento non passerà perché non ha nulla a che fare con la legislazione sulla criminalità e, di conseguenza, la maggior parte dei parlamentari voterà contro», spiega all’AgenSir Antonia Tully della Società per la protezione dei bambini non nati, tra i movimenti più importanti del filone pro-life in Uk. «Tuttavia la lobby abortista vuole a tutti i costi decriminalizzare l’aborto perché ha paura che il governo interrompa gli aborti fai da te a casa con le pillole abortive che ha introdotto durante la pandemia – conclude Tully -. Se l’aborto non sarà più un crimine le pillole abortive a casa diventeranno una misura permanente. Per questo motivo la lobby abortista tornerà alla carica, appena possibile, con nuovi tentativi di legalizzare l’interruzione di gravidanza fino al momento della nascita». Tra l’altro, elemento non secondario, in gioco con questa proposta di legge vi sarebbe anche la libertà di coscienza degli operatori sanitari che si vedrebbero costretti a praticare aborti pena «la perdita del posto di lavoro». Tra oggi e domani si saprà se l’appello finale di Mons. Sherrington avrà avuto seguito, oppure no: «Se questo emendamento verrà approvato l’aborto verrà consentito senza alcuna restrizione», ha scritto in un comunicato il vescovo inglese, «vi chiedo di pregare perché questa modifica della legge venga rifiutata dal presidente della Camera dei Comuni perché esce dall’ambito di questa particolare legislazione».