Come era prevedibile, le corti federali degli Stati Uniti stanno cercando di bloccare le nuove leggi varate indipendentemente da alcuni stati americani la scorsa estate che tendono a restringere i tempi entro i quali sia possibile abortire. Essendo una nazione a statuto federale, nonostante i vari stati possano legiferare indipendentemente, le leggi vanno però sottoposte al vaglio di una corte superiore che fa riferimento alle leggi che hanno carattere nazionale, dimostrazione di come l’indipendenza dei singoli stati abbia un valore puramente teorico. Nel caso dell’aborto, il riferimento definitivo è la legge nazionale varata nel 1973 che proclama la libertà di aborto. che prevede che un feto possa essere definito essere umano solo alla 24esima settimana di vita (lo stato di New York ha recentemente approvato una legge che permette di abortire sino al nono mese di gravidanza ma naturalmente in questo caso nessuna corte federale si è opposta). Nel caso del Missouri, e altri stati, invece, sono state recentemente approvate leggi che vietano l’aborto dopo l’ottava settimana di gravidanza, anche in caso di stupro e incesto, permettendolo solo se la salute della madre è a rischio o “danno fisico sostanziale e irreversibile. La motivazione con la quale è stata bloccata la legge del Missouri è alquanto velleitaria.



IN DIFESA DEI DIRITTI DEI NON NATI

“Le varie sezioni che specificano i divieti di aborto a varie settimane prima della fattibilità non possono entrare in vigore il 28 agosto, come previsto”, scrive il giudice distrettuale americano Howard Sachs in un parere di 11 pagine. “Per quanto formulata, la legislazione in questione è in conflitto con la sentenza della Corte suprema secondo cui né i limiti legislativi o giudiziari sull’aborto possono essere misurati in determinate settimane cosa come lo sviluppo di un feto; invece, la”vitalità “è l’unico test per vietare all’autorità di uno Stato aborti in cui non esiste alcun problema di salute materna “, ha scritto Sachs. Stessa cosa è successa in Arkansas e Ohio. Nella legge del Missouri rimangono però in vigore i divieti di abortire se si scopre che il feto ha la sindrome di Down, per questioni di sesso o razza. Il governatore repubblicano dello stato ha promesso ricorso contro la decisione del giudice federale dicendosi “onorato dei guidare uno stato che si impegna a difendere chi non ha voce e continueremo a lottare per i diritti dei non nati”. Contro le recenti leggi che cercano di restringere i tantissimi aborti indiscriminati in America si sono già mossi gli attori di Hollywood. Adesso si aggiunge una petizione firmata da alcuni cantanti tra cui Ariana Grande, Carole King, Demi Lovato, the Foo Fighters, Idina Menzel, Katy Perry, Lady Gaga, Mackelmore, Miley Cyrus, Nine Inch Nails, Norah Jones and T-Pain.

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