ABORTO È DIRITTO: IL PARLAMENTO UE APPROVA LA RISOLUZIONE, ORA COSA SUCCEDE
Dopo il voto avvenuto lo scorso 7 luglio 2022, il Parlamento Europeo prende atto e approva la risoluzione per l’inserimento dell’aborto nella Carta dei Diritti fondamentali: come riportato dall’agenzia Adnkronos, tutti i Paesi dell’Unione Europea – secondo la disposizione dell’Aula di Strasburgo – dovrebbero dunque «garantire libero accesso a servizi sanitari sicuri e legali per l’interruzione di gravidanza». Va sempre ricordato che il documento votato ad inizio luglio dall’Europarlamento non ha un valore giuridico; non solo, per cambiare la Carta Ue dei diritti fondamentali servono tutti gli Stati membri unanimemente d’accordo. Infine, sulle questioni sanitarie e familiari, i trattati Ue danno piena competenza nazionale. Al netto di tutto ciò, l’indirizzo dato dal Parlamento Europeo a maggioranza “liberal” – in sostegno alla Presidenza Usa contro la recente sentenza della Corte Suprema sul diritto all’aborto – è quello di inserire nella Carta Ue il “diritto all’aborto”.
La decisione presa dal Parlamento Europeo dovrà ora passare per la ratifica del Consiglio d’Europa e prevede l’introduzione di un nuovo articolo, il 7bis, nella Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea con queste brevi e semplici parole: «ognuno ha diritto all’aborto sicuro e legale». Come ha spiegato su “Libero Quotidiano” il docente ordinario di Diritto comparato, Pieremilio Sammarco, con questo nuovo articolo «il diritto all’aborto non potrà ritenersi assoluto, ma dovrà essere declinato e modulato in ragione di diverse circostanze quali l’età della donna, i termini temporali per l’esercizio del diritto, lo stato di salute del feto o della donna e le strutture sanitarie adeguate dove praticarlo». Fin dalla sua fondazione, la Carta dell’Unione Europea enuncia «i diritti civili, politici, economici e sociali dei cittadini europei e di tutte le persone che vivono sul territorio dell’Unione». È composto da 54 articoli in cui si richiamano i valori spirituali e morali dell’Europa: in particolare, sono i primi tre articoli ad essere messi in discussione – denunciano i contrari alla risoluzione sull’aborto – dal presunto nuovo prossimo articolo: «Art. 1 – Dignità umana. La dignità umana è inviolabile; Art. 2 – Diritto alla vita. Ogni individuo ha diritto alla vita. Nessuno può essere condannato alla pena di morte, né giustiziato; Art. 3 – Diritto all’integrità della persona. Ogni individuo ha diritto alla propria integrità fisica e psichica. Nell’ambito della medicina e della biologia devono essere in particolare rispettati (…) il divieto delle pratiche eugenetiche, in particolare di quelle aventi come scopo la selezione delle persone (…)».
LA RISOLUZIONE SUL DIRITTO ALL’ABORTO: COSA PREVEDE
Davanti invece alla proposta del Parlamento Europeo, nata inizialmente come forma di “solidarietà” agli Stati Uniti del Presidente Biden per la sentenza della Corte Suprema contraria all’aborto come diritto, la risoluzione approvata in questi giorni ha visto una maggioranza di 324 sì, 155 no e 38 astensioni. «L’aborto è un diritto umano», recita la risoluzione oggi approvata in via definitiva dall’Europarlamento, ma si prevede anche la ferma condanna alla decisione presa negli Usa così come si chiede a tutti gli stati membri Ue di «legalizzare l’aborto» – ricordiamo come solo a Malta, ad oggi, risulta vietata l’interruzione di gravidanza – e di perorare «la sua inclusione nella Dichiarazione universale dei diritti umani». La risoluzione europea infine, chiede al Congresso degli Stati Uniti di approvare al più presto «una legge che protegga l’aborto a livello federale».
Contraria alla risoluzione del Parlamento Europeo si è schierata già nei giorni scorsi Assuntina Morresi, docente di Chimica Fisica all’Università degli Studi di Perugia e membro uscente del Comitato Nazionale per la Bioetica: all’AgenSIR la docente ha dichiarato, «Non si capisce perché debba esserci un diritto all’aborto. L’aborto non può essere un diritto, è la soppressione di una vita umana. Bisogna piuttosto considerare le leggi che lo regolamentino». Per Morresi, e per larga parte di quelli che hanno votato contro alla risoluzione (l’intero Centrodestra italiano) «Il diritto all’aborto collide con tutti gli altri diritti, che si basano sul diritto alla vita, e da questo punto di vista la risoluzione europea è un passo indietro, non un passo avanti. L’istituzione di un diritto va molto oltre che regolamentarne l’accesso». In merito alla regolamentazione italiana sull’aborto, normata dalla Legge 194, la docente del Comitato di Bioetica conclude il suo ragionamento: «abbiamo una legge sull’aborto che è consolidata, che non parla di diritto all’aborto ma anche di tutela della maternità e in cui si dice che deve essere fatto di tutto per rimuovere le cause che portano all’interruzione volontaria di gravidanza. Questa risoluzione non dovrebbe avere una ricaduta nel nostro Paese dove c’è già una legge in materia».