AL VIA DA OGGI L’ITER PER L’ABORTO IN COSTITUZIONE: IL PIANO DI MACRON

Scatta oggi 24 gennaio al Congresso a Versailles – con tutti i deputati riuniti – l’iter parlamentare della legge per inserire il diritto all’aborto nella Costituzione di Francia: dopo i vari passaggi dei mesi precedenti e con l’ultima “promessa” del Presidente Emmanuel Macron lo scorso autunno, il passaggio formale per rendere “diritto irreversibile” l’interruzione di gravidanza in tutta la Francia. All’articolo 34, quello che definisce i limiti e le competenze del potere legislativo, i proponenti “pro-choice” della legge francese vogliono far aggiungere: «La legge determina le condizioni per esercitare la libertà garantita alle donne di ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza».



Non si tratta di una piena “conquista” per le varie associazioni femministe francesi che invece chiedevano la modifica dell’articolo 1 ella Costituzione, con l’aggiunta semplice dell’aborto tra i diritti riconosciuti, o comunque un testo che rendesse esplicito che «non è possibile in futuro ridurre l’accesso all’aborto», come spiega la giurista Marie Mesnil, esperta in Diritto familiare e della Salute, a SkyTG24. Per l’ingresso definitivo della legge sull’aborto in Costituzione, la normativa dovrà essere votata dai parlamentari riuniti al Congresso, una modalità d’eccezione riservata solo ai testi di modifica costituzionale. Il testo arrivato dal Parlamento è una sorta di “mix” tra i vari compromessi costruiti negli scorsi mesi dopo l’iniziativa portata avanti direttamente dall’Eliseo: «Durante la discussione sulla proposta di legge, nei mesi scorsi, sono state proposte altre formule che impedissero esplicitamente di rivedere al ribasso le modalità di accesso all’aborto, come le settimane di intervento o la gratuità», spiega ancora Mesnil sottolineando però come la misura attuale «mira a ottenere il maggior numero possibile di voti parlamentari a favore e quindi è stata mantenuta una formulazione poco ambiziosa, per una legge che ha comunque un alto valore simbolico».



DIRITTO ALL’ABORTO IN COSTITUZIONE DIVIDE LA FRANCIA: LA DURA POSIZIONE DEI VESCOVI, “OGNI VITA È UN DONO”

Secondo gli esperti sia giuristi che medici in Francia, qualora il testo della legge sull’aborto in Costituzione non arriverebbe a modificare di molto le norme attuali: «non avrebbe alcun effetto sullo stato giuridico attuale dell’aborto in Francia, come per esempio il tempo massimo di 14 settimane per ricorrervi», conclude la giurista Mesnil, «Se un futuro Governo volesse provare a vietare del tutto l’aborto, non potrebbe farlo. Ma potrebbe votare in Parlamento delle leggi per modificarne o ridurne fortemente l’accesso, per esempio limitando a 10 invece che a 14 il numero massimo di settimane in cui è consentito ricorrervi». Secondo Macron, nel 2024, la libertà delle donne di abortire «sarà irreversibile», anche se di contro lo scorso gennaio – lanciando il piano “anti-sterilità” per «risvegliare la natalità in Francia» – è lo stesso Presidente ad aver sottolineato la necessità per la società che si torni a fare figli per garantire il futuro della comunità.



Al netto delle posizioni diverse sul tema aborto, una durissima presa di posizione è stata presa ormai da mesi dalla Chiesa Cattolica di Francia: riuniti in plenaria a Lourdes lo scorso 7 novembre, i vescovi francesi hanno espresso piena preoccupazione per l’indirizzo preso dalla politica francese e dalla stessa società laica (o laicista?) contemporanea. «Ogni vita è un dono per questo mondo, un dono fragile e prezioso, infinitamente degno, da accogliere e servire dal suo inizio fino alla sua fine naturale», spiega la Conferenza Episcopale Francese nella nota dove denuncia come solo nel 2022 in Francia «ci sono state 723.000 nascite e più di 234.000 aborti. Si tratta di un triste primato per l’Unione europea, un dato che non diminuisce ma anzi aumenta». La drammatica realtà va oltre la questione di un “diritto della donna”, chiariscono i vescovi: l’aborto «non è un progresso», e la società di Francia dovrebbe proseguire a far avanzare la cultura della vita, «dovrebbe vedere questo soprattutto come un segno del suo fallimento nell’educazione, nell’accompagnamento e nel sostegno sociale, economico e umano di coloro che ne hanno bisogno. Dovrebbe essere preoccupato per il suo futuro, notando il prevedibile calo della sua popolazione».