Caroline Roux, vicedirettrice dell’associazione Alliance Vita, in un’intervista ad Avvenire ha parlato del fatto che la Francia è il primo Paese della storia a inserire il diritto all’aborto nella sua Costituzione. “L’opinione pubblica è lontana da tutto ciò, ha altre preoccupazioni. Inoltre, l’interruzione di gravidanza non è minacciata, prova ne è il record del 2022”, ha sottolineato. Al contempo, però, c’è un’altra faccia della medaglia. “Non c’è stata nessuna inchiesta pubblica per capire perché le donne ci ricorrono”.



L’esperta pro-vita è dell’idea che per dare una vera libertà alle donne, queste ultime debbano essere aiutate, soprattutto se in condizioni economiche negative. “Ogni giorno constatiamo che non tutte le donne ricorrono all’aborto per scelta. In tante vorrebbero evitarlo, ma non riescono a sfuggire a violenze e pressioni. Vivono queste costrizioni come una triste fatalità, patendo poi non di rado sofferenze post-aborto, fisiche e psicologiche. Questa costituzionalizzazione rischia adesso di sancire ancor più, per tutte queste donne fragili, il divieto di parlare. Per noi ci sarà certamente un contraccolpo a scapito della prevenzione”.



“Aborto in Costituzione non era priorità in Francia”, il parere di Caroline Roux

Le conseguenze dell’inserimento del diritto all’aborto nella Costituzione della Francia, secondo Caroline Roux di Alliance Vita, tuttavia, non sono esclusivamente ai danni delle donne, ma anche della legge stessa, che si presta a nuove pericolose ambiguità. “Il governo enfatizza il fatto che si tratta di una riforma simbolica. Dunque, ha sostenuto che non ci saranno forti contraccolpi. La revisione può rimettere in questione altre libertà, a cominciare da quella del personale medico di esercitare l’obiezione di coscienza”, ha sottolineato.



Ma non solo. “Inoltre, con questa costituzionalizzazione sproporzionata sarà meno difficile immaginare di estendere l’aborto in tutti i sensi: ad esempio, allungando ancor più i tempi massimi. Oppure, favorendo di fatto, anche senza volerlo ufficialmente, forme di aborto ancora vietate in Francia, come quella fondata solo su una discriminazione sul sesso del nascituro”.