La proposta approvata dall’Assemblea nazionale della Francia, con voti in entrambe le Camere, riguarda l’inserimento nella Costituzione del diritto all’interruzione volontaria di gravidanza, concretamente nell’articolo 34. La proposta è sostenuta anche dal presidente Emmanuel Macron, che ha convocato le Camere in seduta congiunta per un nuovo voto il prossimo lunedì 4 marzo. Quando Macron aveva annunciato che l’aborto in Francia sarebbe diventato diritto costituzionale, la Conferenza episcopale francese aveva diramato un documento in cui sottolineava che “ogni vita è un dono” e metteva in guardia dall’inclusione del diritto all’aborto nella carta costituzionale. L’Osservatore Romano, ricordando la posizione di Papa Francesco, che ha ripetutamente affermato che “l’aborto è un omicidio”, ha ricordato anche come “i vescovi francesi all’inizio dell’iter parlamentare della legge hanno espresso la loro preoccupazione per questa modifica della Costituzione, ed hanno riaffermato che ogni vita è un dono, un dono fragile e prezioso, infinitamente degno, da accogliere e servire dal suo inizio fino al suo termine naturale”.
Il risultato ottenuto dall’opposizione nella nuova formulazione della legge sembra articolarsi su tre aspetti concreti: invece che di diritto all’aborto si parla di libertà di abortire, sono cambiati i toni del progetto di legge iniziale, meno aggressivi e trionfalistici, ed è aumentato l’accordo tra le varie parti. E la legge di fatto è passata in Senato con un ampio scarto: su 317 voti espressi, 267 i senatori favorevoli e 50 i contrari. Una decisione non scontata, vista la maggioranza di senatori centristi e di destra; infatti oltre a tutta la sinistra c’è stato il voto favorevole di una parte considerevole degli esponenti della destra e del centro.
La riforma costituzionale, che dovrebbe essere approvata il prossimo lunedì, prevede di inserire nell’articolo 34 della Costituzione – che recita: “La legge stabilisce le norme concernenti: i diritti civili e le garanzie fondamentali accordate ai cittadini per l’esercizio delle pubbliche libertà; la libertà, il pluralismo e l’indipendenza dei media; …”, il seguente passaggio: “la legge determina le condizioni nelle quali si esercita la libertà garantita alla donna di ricorrere all’aborto”.
Non si parla più di diritto all’aborto, come era stato votato dall’Assemblea alla fine del 2022, ma di libertà di abortire. Cosa per altro già presente in Francia da molti anni, come hanno fatto notare alcuni tra i senatori contrari alla legge, che hanno messo in evidenza come in Francia il numero degli aborti sia in continua crescita – nel 2022 sono stati 234mila, un record assoluto, dal momento che sono 17mila in più rispetto all’anno precedente – e quindi non ci sia alcun ostacolo alla libertà delle donne che desiderano abortire. Ciò nonostante, il ministro francese della Giustizia, Eric Dupond-Moretti ha voluto sottolineare: “Saremo il primo Paese al mondo a sancire nella Costituzione la libertà delle donne di controllare il proprio corpo. Questo voto ribadisce sostanzialmente a chi non lo sa ancora che le donne nel nostro Paese sono libere”.
Oggettivamente nessuno ha mai dubitato della libertà delle donne francesi, che per i loro diritti si sono battute sempre, senza aver paura di fare le rivoluzioni che di volta in volta hanno ritenuto necessarie. Il dubbio è che il ministro, parlando della libertà delle donne di controllare il proprio corpo, voglia andare oltre l’aborto e probabilmente includere nella libertà di disporre del proprio corpo anche l’utero in affitto.
Gran parte del dibattito fra i senatori ha riguardato la proposta di un emendamento che avrebbe voluto correggere l’espressione “libertà garantita”, togliendo l’aggettivo considerato problematico per possibili ripercussioni sul diritto del personale ospedaliero all’obiezione di coscienza. L’emendamento è stato bocciato, ma resta chiaro per tutti che l’articolo 34 della Costituzione francese, nella misura in cui garantisce la libertà di abortire alle donne, deve necessariamente garantire anche altre forme di libertà, per esempio il diritto e la libertà di esprimere la propria obiezione di coscienza. Perché in Francia una riforma costituzionale passi ci vogliono i 3/5 dei voti favorevoli dell’intero Congresso, con tutti i parlamentari riuniti in seduta comune; cosa che avverrà il prossimo lunedì 4 marzo a Versailles, su convocazione diretta di Macron, che ha espresso la sua soddisfazione sottolineando: “Mi sono impegnato a rendere irreversibile la libertà delle donne di abortire, inserendola nella Costituzione”.
In definitiva vale la pena considerare almeno tre aspetti eticamente e politicamente rilevanti per tutti noi:
i) La nuova proposta di legge non aggiunge nulla a quanto già contenuto dalla normativa sull’aborto in Francia: è una norma demagogica ed ideologica. Conferma la secolarizzazione di un Paese di grande tradizione cattolica, che appare sempre più distante da alcuni valori fondamentali;
ii) La libertà di abortire per la donna, garantita dalla attuale proposta di legge, fa passare assolutamente in secondo, ultimo piano, il diritto alla vita del feto, del bambino, del figlio, comunque lo si voglia chiamare. E la voce dei cattolici, inclusi i parlamentari, è davvero troppo debole, quasi assente;
iii) Troppo spesso il grande tema della libertà per le donne si restringe alla libertà di abortire, mentre ci sono ancora moltissime altre battaglie da fare per ottenere un’autentica parità di diritti, superando piccole e grandi ingiustizie che si tramandano da secoli, per esempio come il gender pay gap.
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