La battaglia sull’aborto negli Stati Uniti si sta combattendo Stato per Stato. Il dibattito su uno dei temi che sta dividendo maggiormente l’America è tutt’altro che concluso, infatti ora l’attenzione si sta spostando sulle pillole abortive da banco. In particolare, sul mifespristone, approvato dalla Food and Drug Administration (Fda) nel 2000. Nel gennaio scorso, l’FDA ha apportato modifiche ai propri regolamenti per consentire alle farmacie al dettaglio di distribuire il farmaco, mentre in precedenza solo una manciata di farmacie, cliniche e medici specializzati potevano fornirlo. La modifica della legge potrebbe rendere più facile per milioni di donne abortire, tenendo però conto che le autorità di regolamentazione Usa richiedono che le farmacie acquisiscano la certificazione per la distribuzione del farmaco e soddisfino determinati requisiti di sicurezza e privacy.



Proprio su questo si stanno consumando battaglie legali e politiche, in un tira e molla che potrebbe influenzare l’accesso al farmaco per milioni di donne in tutti gli Stati Uniti. Ad esempio, oltre 20 procuratori generali repubblicani hanno firmato lettere con le quali minacciano diverse delle principali farmacie del Paese di intraprendere azioni legali se dovessero distribuire il farmaco nel loro Stato. «Sottolineiamo che è nostra responsabilità, in qualità di Procuratori Generali, sostenere la legge e proteggere la salute, la sicurezza e il benessere delle donne e dei bambini non ancora nati nei nostri Stati. Parte di questa responsabilità include la garanzia che le aziende come la vostra siano pienamente informate della legge, in modo da evitare danni ai nostri cittadini», scrivono nella lettera.



PILLOLE ABORTIVE, IL COMUNICATO DI WALGREENS

Un dirigente di Walgreens, che ha ricevuto tale lettera dal procuratore generale del Kansas, ha fatto sapere che l’azienda «non intende dispensare il mifepristone nel vostro Stato e non intende spedirlo nel vostro Stato da nessuna delle nostre farmacie. Se questo approccio dovesse cambiare, ci assicureremo di informarvi». Il governatore democratico della California, Gavin Newsom, si è vendicato rifiutandosi di rinnovare il contratto di 54 milioni di dollari con il gigante farmaceutico. Così è scoppiata la bufera, perché l’aborto resta legale in questo Stato. Walgreens allora ha cercato di chiarire la sua risposta, affermando alla BBC che la sua posizione è sempre stata quella di vendere il mifepristone solo negli Stati in cui l’aborto è legale, una volta ottenuta la certificazione dalla FDA. «Vogliamo essere molto chiari su quella che è sempre stata la nostra posizione: Walgreens intende distribuire il mifepristone in qualsiasi giurisdizione in cui sia legalmente consentito farlo. Una volta ottenuta la certificazione dalla FDA, distribuiremo questo farmaco nel rispetto delle leggi federali e statali. Fornire ai pazienti farmaci legalmente approvati è ciò che fanno le farmacie ed è radicato nel nostro impegno verso le comunità in cui operiamo». Ma l’azienda non ha spiegato che comunque non lo venderà in Kansas, dove l’aborto è legale.



LA BATTAGLIA LEGALE CON FDA PER MIFEPRISTONE

Il problema, comunque, affonda le sue radici nella decisione della Corte Suprema di annullare la sentenza Roe vs Wade, perché così è stato attribuito ai singoli Stati il potere di legiferare a favore o contro l’aborto. Da allora, 13 Stati americani hanno vietato l’aborto in modo assoluto, invece la Georgia lo ha bandito dopo sei settimane di gravidanza. Altri hanno segnalato l’intenzione di limitare l’aborto in futuro o stanno battagliando in tribunale per vietarlo. Il Michigan ha abrogato una legge del 1931 che rendeva illegali i farmaci per l’aborto. In Texas, che il secondo stato più popoloso in Usa, un giudice sta valutando se il mifepristone debba essere legale o meno. Sullo sfondo c’è una battaglia con la Food and Drug Administration (FDA), perché anche se il farmaco è stato approvato oltre vent’anni fa, ci sono gruppi antiabortisti che sostengono che non sia sicuro e che la FDA abbia ignorato gli effetti collaterali segnalati. La FDA ha riportato un totale di 26 decessi associati al mifepristone da quando è stato approvato – un tasso di circa 0,65 decessi ogni 100mila aborti con pillola. Per fare un confronto, il tasso di mortalità associato all’uso abituale di aspirina è di circa 15,3 morti per 100mila utilizzatori di aspirina. Ora l’attenzione è rivolta al giudice Matthew Kacsmaryk, nominato da Donald Trump. Se deciderà che la FDA ha commesso un errore nell’approvazione, potrebbe influenzare lo status del farmaco a livello nazionale e milioni di donne. Ma non sarebbe comunque semplice, perché per ritirare l’approvazione di un farmaco, la FDA è tenuta per legge a condurre audizioni e nuove deliberazioni, un processo lungo che potrebbe richiedere anni. Inoltre, il governo federale potrebbe fare ricorso, il che significa che la battaglia sulle pillole abortive potrebbe arrivare fino alla Corte Suprema.