La legalizzazione dell’aborto fino alla 14esima settimana è stato approvato alla Camera e ora si appresta a compiere lo stesso iter al Senato prima del definitivo via libera al disegno di legge che sta dividendo da mesi l’Argentina: le donne e il movimento femminista esultano nelle piazze per il disegno di legge lanciato dal Governo Fernandez, ma oggi 29 dicembre si attende l’esito non scontato visto che nel 2018 una legge simile venne bocciata in seconda lettura proprio nel Senato.



Gli schieramenti sono da tempo divisi, con la società letteralmente spaccata a metà sul tema della difesa della vita e dell’aborto: «abbiamo diritto di poter decidere della nostra vita, decidere se avere o no i figli e anche quanti», lamentano le femministe, mentre di contro i movimenti pro-life contestano la “priorità” di questa legge definendola errata nel suo concetto politico oltre che etico-morale. «Un Presidente che cerca di usare questa legge perché pensa che gli possa portare più consensi», denuncia una delle leader anti-legge aborto intervistata da Rai News24, Ana Marmora.



LA PROTESTA DEI PRO-LIFE IN ARGENTINA

I numeri per far passare la legge ci sarebbero anche al Senato, ma lo scontro tra attivisti rischia di complicare ulteriormente la discussione parlamentare nel Paese d’origine di Papa Francesco: ancora Marmora, «parlano di donne povere, ma la chiedono quelli della classe medio-alta che vogliono questa legge per rispondere ai loro desideri». Secondo la leader del movimento anti-aborto «chi vuole la legge sull’aborto ragiona così, “ti desidero e sei una persona, non ti desidero più e magicamente non sei più una persona e posso buttarti fuori”».



Di contro, le femministe lamentano le tante morti per aborti clandestini e pratiche sanitarie pessime: lo scontro è fortissimo e non è detto che il dibattito in Senato si concluda oggi con l’approvazione definitiva. L’Unione ProVida oggi pomeriggio, esattamente come negli scorsi giorni, manifesterà davanti al Parlamento con lo slogan «sì alla vita, salviamo l’Argentina». Ricordiamo che la legge, oltre a riconoscere il diritto all’aborto fino alla 14esima settimana di gestazione, riconoscere e concede ai medici la possibilità di avvalersi dell’obiezione di coscienza.