“L’aborto non è una libera scelta, la maggior parte delle donne è indotta oppure costretta a farlo”. A pensarlo, secondo un sondaggio condotto dall’Istituto demoscopico di Antonio Noto e riportato da Avvenire, è il 57% degli italiani. I risultati della rilevazione sono stati presentati nelle scorse ore nel corso di una conferenza stampa promossa da Pro Vita & Famiglia dal titolo “Facciamo 31: Il dovere costituzionale di proteggere la maternità, promuovere la vita e agevolare la famiglia”.



Il giudizio del campione è indipendente dalle questioni politiche e, dunque, dalle scelte compiute dal Governo attuale e dai precedenti. In generale, però, il pensiero è che le autorità competenti stiano facendo poco per prevenire il ricorso all’interruzione di gravidanza. “Lo Stato dovrebbe dare più aiuti sociali, economici e psicologici alle donne incinte per offrire alternative concrete a chi altrimenti sarebbe costretta o indotta ad abortire”, questo è il parere su cui è concorde il 76% della popolazione.



“Aborto non è libera scelta”, lo pensa 57% di italiani: il sondaggio

Oltre la metà del campione analizzato da Noto Sondaggi ritiene non soltanto che l’aborto non sia una libera scelta, ma anche che questo potrebbe essere nella maggior parte dei casi evitato se il Governo offrisse degli aiuti concreti, soprattutto economici, alle donne che scoprono di essere incinte. È emersa infatti una “una correlazione molto stretta fra la situazione di povertà e la scelta di abortire”. Anche i dati Istat confermano che la correlazione tra l’aborto e la situazione economica delle donne è reale e che al tempo stesso è anche connessa ai bassi tassi di natalità del Paese. In cima ai fattori ritenuti all’origine della scelta di abortire ci sono le difficoltà economiche (per il 36%), seguite dalla difficoltà di conciliazione con la carriera o con lo studio (13%), dalle difficoltà familiari (10%), dalla solitudine e dall’abbandono (8%).



L’aspetto della prevenzione dell’interruzione volontaria di gravidanza, tra l’altro, è incluso anche nella legge 194, ma viene quasi completamente trascurato. “I colloqui previsti non si fanno. C’è un muro che ci impedisce di portare il nostro aiuto a queste donne che si sentono abbandonate da tutti, e che se aiutate poi scelgono di non abortire, e ne sono felici”, ha denunciato Francesca Siena, presidente del Centro di Aiuto alla Vita Ardeatino, a Roma.