LA DURA NOTA DEI VESCOVI UE CONTRO LA RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO SULL’ABORTO

Non è la prima volta che lo affermano ma è certamente di grande urgenza ristabilirlo: «L’aborto non potrà mai essere un diritto fondamentale», così i vescovi della Presidenza COMECE (Commissione degli episcopati dell’Unione Europea) in risposta al voto previsto in Europarlamento l’11 aprile sulla “Risoluzione sull’inclusione del diritto all’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea” (2024/2655 RSP). I vescovi continentali già nel luglio 2023, in risposta all’iniziativa europea di inserire l’aborto della Carta dei Valori Ue, avevano prodotto un documento dettagliato in cui bocciavano l’inserimento eventuale dell’interruzione di gravidanza come un “diritto fondamentale”, parlando di una «indifendibilità etica» nel teorizzarlo.



Quel documento, la nuova nota del 2024 e pure la recente dichiarazione del Vaticano “Dignitas Infinita” non fanno che ribadire coerentemente la Dottrina Sociale della Chiesa: «Il diritto alla vita è il pilastro fondamentale di tutti gli altri diritti umani, in particolare il diritto alla vita delle persone più vulnerabili, fragili e indifese, come il bambino non ancora nato nel grembo della madre, il migrante, l’anziano, la persona con disabilità e i malati». La votazione del parlamento Ue, sebbene con scarsa rilevanza effettiva (nessuno infatti imporrà di inserire il diritto all’aborto nella Costruzione, come ad oggi ha fatto solo la Francia in Europa), avrà un impatto politico molto significativo: a sostegno della risoluzione in votazione dall’11 aprile a Strasburgo vi sono infatti il PSE (Pd), Renew (Renzi, Calenda e Bonino), Verdi e Sinistra e pure una minima parte del PPE; mentre il Centrodestra tra Popolari, ID (Lega) e ECR (FdI) si oppongono con forza all’inserire il diritto all’aborto nella Carta dei Diritti Fondamentali Ue.



VESCOVI COMECE: “ABORTO DIRITTO? IMPOSTAZIONE IDEOLOGICA. È UN ATTENTATO ALLA VITA FIN DALL’INIZIO”

Secondo il presidente della COMECE, l’italiano vescovo di Latina Mariano Crociata, la nota del coordinamento dei vescovi cattolici dei 27 Paesi membri Ue dice un pieno sì «alla promozione della donna e al diritto alla vita», mentre si oppone fermamente «all’aborto e all’imposizione ideologica». La promozione delle donne e dei loro diritti, rilevano ancora gli episcopati europei, non è collegata alla promozione dell’aborto: «Lavoriamo per un’Europa dove le donne possano vivere la maternità liberamente e come un dono per loro e per la società e dove essere madre non sia in alcun modo una limitazione per la vita personale, sociale e professionale. Promuovere e facilitare l’aborto va nella direzione opposta alla reale promozione delle donne e dei loro diritti».



La firma congiunta di mons. Crociata, mons. Antoine Hérouard (arcivescovo di Digione), mons. Nuno Brás da Silva Martins (vescovo Funchal), mons. Czeslaw Kozon (vescovo di Copenhagen) e mons. Rimantas Norvila (vescovo di Vilkaviškis) pone nero su bianco la posizione della Chiesa di Papa Francesco appena inserita nella dichiarazione sui soprusi alla dignità umana: «questa difesa della vita nascente è strettamente legata alla difesa di ogni altro diritto umano. Implica la convinzione che l’essere umano è sempre sacro e inviolabile, in ogni situazione e in ogni stadio dello sviluppo». Come si legge nell’articolo 47 della “Dignitas Infinita”, redatta dal Dicastero per la Dottrina della Fede, l’aborto è un omicidio, un mero «attentato alla vita»: «Gli esseri umani sono fini in sé stessi e mai un mezzo per risolvere altri problemi. Una volta venuta meno questa convinzione, vengono meno i fondamenti solidi e duraturi per la difesa dei diritti umani, che sarebbero sempre soggetti ai capricci passeggeri del potere».

I vescovi della COMECE ricordano che per modificare la Carta dei Diritti Fondamentali serve una piena unanimità dei 27 Paesi membri: «L’Unione Europea – si legge nella nota cattolica – deve rispettare le diverse culture e tradizioni degli Stati membri e le loro competenze nazionali» e «non può imporre ad altri, dentro e fuori i suoi confini, posizioni ideologiche sulla persona umana, sulla sessualità e sul genere, sul matrimonio e sulla famiglia». Non solo, concludono i vescovi Ue, la Carta non può includere diritti che creano divisione: «Non esiste un diritto riconosciuto all’aborto nel diritto europeo o internazionale, e il modo in cui questa questione viene trattata nelle Costituzioni e nelle leggi degli Stati membri varia considerevolmente». Come ha spiegato all’AgenSIR padre Manuel Barrios Prieto, segretario generale della COMECE, la Chiesa ritiene inaccettabile l’aborto come diritto fondamentale: «Il diritto fondamentale è diritto alla vita […] Dal primo momento del concepimento fino alla sua fine naturale, questa dignità della persona umana è inviolabile e sacra».