LA LEGGE SULLA PILLOLA ABORTIVA IN GIAPPONE E LE LIMITAZIONI

Diventerà legge in Giappone entro fine anno la regolamentazione stretta sulla pillola abortiva prodotta dalla società farmaceutica britannica Linepharma International, la prima effettivamente ammessa nel Paese del Sol Levante: disponibile dal 1999, la pillola per l’aborto farmacologico ha impiegato 23 anni di gestazione per l’approvazione finale in arrivo entro la fine del 2022, 30 anni in ritardo rispetto al Regno Unito. In Giappone vige ancora la legge sulla protezione materna del 1948, inizialmente conosciuta come legge sull’eugenetica poi parzialmente rivista nel 1996: l’aborto chirurgico è legale, fu tra i primi Paesi al mondo a renderlo tale dopo la Seconda Guerra Mondiale. Quello farmacologico invece, tramite pillola, ancora manca dell’ok finale: «In linea di principio riteniamo che il consenso del partner sia necessario, anche se l’aborto viene indotto da un farmaco orale», ha spiegato Yasuhiro Hashimoto, alto funzionario del ministero della salute, davanti alla commissione parlamentare di Tokyo.



Proprio sul consenso del partner prima di prendere la pillola abortiva sta scatenando ancora oggi forti polemiche nel Paese orientale: «il consenso del coniuge non è necessario per l’aborto e dovrebbe essere rimosso dalla legge sulla protezione materna. Il consenso coniugale diventa un problema quando c’è un disaccordo con il coniuge o il coniuge costringe la donna a partorire contro la sua volontà. Per le donne, essere costrette a una gravidanza che non vogliono è violenza e una forma di tortura», denuncia Kumi Tsukahara, fondatrice di Action for Safe Abortion Japan. Tra le altre forti restrizioni che avrà la legge sulla pillola abortiva, quella per cui non può essere prescritta nei weekend e che non sarà coperta dall’assicurazione sanitaria nazionale: secondo i media giapponesi, una singola dose potrebbe arrivare a costare fino a 900 euro, praticamente quanto l’aborto chirurgico. Infine, le donne che assumeranno la pillola dovranno sempre farlo sotto controllo medico.



POCHISSIMI ABORTI, MA NASCITE NON DECOLLANO: IL PARADOSSO IN GIAPPONE

«Nel sistema giapponese c’è la percezione che le donne possano abusare dei propri diritti riproduttivi. C’è una forte tendenza paternalistica nel mondo medico. Loro vogliono tenere le donne sotto il loro controllo»: commentava così negli scorsi mesi Asuka Someya, 36 anni, attivista anche lei pro-choice. Anche negli studi fatti in questi ultimi anni, i ginecologi in Giappone si sono quasi sempre espressi contrari o comunque con forti limitazioni per l’uso della pillola abortiva “del giorno dopo”: «potrebbe facilitare la diffusione di malattie sessualmente trasmesse incoraggiando il sesso occasionale e non protetto».



Resta comunque il paradosso di una società, quella in Giappone, dove il numeri degli aborti è bassissimo ma comunque non giova alla causa della crescita di natalità: il calo delle nascite è stato registrato nel 2021 per il quattordicesimo anno consecutivo con il Governo che prova ormai da tempo a correrei ai ripari senza riuscirsi. Anche in questi termini va letta la forte limitazione che verrà messa alla sdoganata pillola per l’aborto: «Ancora una volta la realtà nipponica manifesta profonde contraddizioni e una costante predominanza maschile sul piano legale, formale e pubblico, mentre a livello familiare la donna mantiene un ruolo indiscusso», notava l’Avvenire lo scorso giugno discutendo proprio delle norme sulla pillola.