Prosegue la “normalizzazione” con meno implicazioni ospedaliere possibili per la pillola abortiva: prima la delibera dell’Emilia Romagna sulla Ru486, poi la decisione del Tar del Lazio in ambito nazionale sulla “EllaOne” (la pillola dei 5 giorni dopo) consegnano uno scenario sempre più “pro-choice” con coinvolgimento anche delle ragazze minorenni. Ma andiamo con ordine e partiamo dal caso più “particolare” in Emilia Romagna: l’assemblea regionale nonostante la forte contrarietà delle opposizioni ha approvato due risoluzioni – la prima a firma M5s e Emilia Romagna Coraggiosa, la seconda a firma Pd – che impegnano la giunta Bonaccini «a non consentire passi indietro rispetto alla somministrazione della pillola abortiva Ru486 in day hospital, senza cedere all’ipotesi del ricovero obbligatorio per l’aborto farmacologico».



L’intento è quello di contrastare le delibere avvenute negli scorsi mesi in alte Regioni, come Marche o Umbria: spiega la 5Stelle Silvia Piccinini, «contrastare quelle che trovo prese di posizione pubbliche fuori dalla storia e retrograde, come quelle che hanno adottato in regioni come le Marche. Questo è un argomento da affrontare al di fuori di posizioni paternalistiche e patriarcali. Se i diritti delle donne fossero fatti rispettare in tutto il territorio nazionale, si ridurrebbero gli aborti clandestini e aumenterebbero le pratiche sicure». In netto contrasto invece il Centrodestra, a cominciare dal consigliere della Lega Simone Pelloni «Temi come questi non possono essere affrontati con una risoluzione o bypassati da linee guida ministeriali. È legittimo che una Regione decida di non applicarle, solo il Parlamento può decidere di modificare una legge». Ancora più duro il collega di FdI Michele Barcaiuolo, «Trovo raccapricciante che si cerchi di trasformare tutto questo in una battaglia di genere. Per me l’aborto non può considerarsi un fatto semplicemente lecito e naturale senza che abbia altre conseguenze. La somministrazione della RU486 in day hospital credo sia un salto indietro nella difesa della salute delle donne».



LE NOVITÀ SULLA PILLOLA ANCHE NEL LAZIO

Polemiche anche dopo la decisione del Tar del Lazio che ha invece sentenziato – questa volta in ambito nazionale – come la pillola per l’aborto 5 giorni dopo “EllaOne” può continuare ad essere richiesta in farmacia anche per le ragazze minorenni. Il 4 giugno scorso il TAR ha dunque respinto il ricorso di diverse associazioni antiabortiste che chiedevano l’annullamento della Determina n. 998 dello scorso 8 ottobre, con la quale l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) aveva autorizzato la vendita di EllaOne senza l’obbligo di prescrizione medica anche alle minorenni. Considerato il farmaco “d’emergenza” per la contraccezione, che può essere presa fino a 5 giorni dopo un rapporto sessuale, la pillola “EllaOne” è stata ulteriormente definita dai giudici che trattasi di una «funzione meramente antiovulatoria». Significa in sostanza che tale farmaco impedisce la fecondazione, ma di per sé non causa l’aborto di una gravidanza in corso come invece sostenuto dalle associazione pro-life: il Tar dunque ha respinto anche le accuse sugli “effetti indesiderati” e i possibili effetti tossici sul fegato, «asserzioni del tutto generiche e mere asserzioni ipotetiche senza approfondimento scientifico».

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