Dopo mesi di proteste e contrasti politici e sociali in Polonia, è entrata in vigore in questi giorni la controversa legge che rende per costituzione quasi vietato l’aborto: «La sentenza della Corte Costituzionale (dello scorso ottobre, ndr) sarà pubblicata sul Journal of Laws» ha fatto sapere il Governo, rispondendo alle enormi proteste mosse dal gruppo “Women’s Strike” nelle principali città polacche. Il tribunale ha pubblicato una giustificazione di quanto già la Corte Costituzionale aveva deciso lo scorso ottobre, andando a “ritoccare” la legge tra le più severe dell’Unione Europea sul tema dell’interruzione della gravidanza.



Di fatto viene introdotta l’ammissibilità dell’aborto nei casi di danni irreversibili o letali al feto o se la vita della madre fosse in pericolo. Ammesso l’aborto anche nei casi estremi di incesto e di stupro: questo riporta il chiarimento di 154 pagine della Corte di Varsavia (le motivazioni della sentenza di ottobre, ndr) e su questo sono esplose le proteste tanto in Polonia quanto nel resto d’Europa. Nel testo si trova anche il chiarimento per cui vi sarà «un margine con cui il parlamento possa intervenire per apportare qualche modifica ed escludere dall’applicazione della legge i casi di malformazione più gravi».



PARLAMENTO UE DURISSIMO CONTRO LA POLONIA

Le proteste vanno avanti dal 22 ottobre dopo che è stata bandita l’interruzione di gravidanza se non per i motivi di stupro, incesto e pericolo della vita della madre. Anche prima che la legge entrasse in vigore, in Polonia gli aborti illegali erano diminuiti fortemente in quanto i medici stessi si rifiutano di eseguirli per via della loro fede e obiezione di coscienza (e anche per le direttive imposte dagli ospedali). Mentre le proteste continuano con alcune chiese del Paese attaccate da “raid” di gruppi femministi, LGBT+ e centri sociali, mentre durissimo è stato invece il commento del Parlamento Europeo dopo il via libera della legge anti-aborto.



«Il divieto di abortire in Polonia è un attacco ai diritti fondamentali», sentenziano in una nota congiunta i presidenti delle Commissioni per la Parità di Genere e diritti delle donne agli Affari Interni dell’Europarlamento. «In Polonia, la misoginia regna sovrana – ha spiegato Evelyn Regner, eurodeputata e presidente della commissione per la Parità di genere –. Il divieto de facto dell’aborto promosso dal governo polacco interferisce direttamente con l’autonomia e l’integrità fisica delle donne». Ancora più duro il suo collega Juan Fernando López Aguilar , Presidente della Commissione Affari Interni: «gli attacchi allo Stato di diritto, alla democrazia e ai diritti fondamentali in Polonia devono essere affrontati con urgenza. L’indipendenza della magistratura in Polonia non è più garantita, come dimostra questa sentenza».