Nel 2021 dire pubblicamente che l’aborto mette a rischio la salute delle donne e che non dovrebbero esserci tutti quei finanziamenti pubblici (previsti dalla Legge 194) pone ancora il diretto interessato – chiunque esso sia – su una sostanziale gogna mediatica. E così, puntualmente, è avvenuto anche per l’economista Benedetto Rocchi, professore associato al Dipartimento di scienze per l’economia e l’impresa dell’università di Firenze, intervenuto alla conferenza stampa di presentazione a Roma del rapporto sui costi dell’applicazione della legge 194 commissionato dall’associazione “Pro Vita e Famiglia



«La drammatica esperienza della pandemia ha mostrato con chiarezza che le risorse per il sistema sanitario non sono illimitate. L’aborto mette a rischio la salute delle donne, la legge 194 non previene l’aborto clandestino: perché continuare a finanziare il diritto d’aborto con i soldi dei contribuenti»: con queste parole il professore di economia mostra come l’enorme spesa tra i 4,1 e i 5,6 miliardi in 40 anni sarebbe anche stata raddoppiata «se fossero stati investiti in un fondo con rendimenti pari al servizio pagato dallo Stato per il debito pubblico». Rocchi ha spiegato di voler aprire un dibattito sui costi stessi della legge, stupendosi non sia mai stato fatto un vero studio sulla vicenda: «I dati dimostrano tre fallimenti della norma: non previene l’aborto clandestino, crea problemi di salute pubblica e ha un impatto negativo sulla demografia. La domanda che ci facciamo è perché continuare a finanziarlo con i soldi dei contribuenti?».



BUFERA CONTRO L’ECONOMISTA ANTI-LEGGE 194

Inevitabile la “bufera” scatenata dalle parole del professore tanto che un ingente numero di firme contro le teorie di Pro Vita – in primis donne democratiche, esponenti del mondo della sanità e della cultura, tra cui l’ex Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi: «Dovrebbe chiedere scusa a tutte le donne. Per le sciocchezze che ha detto e per avere anche solo pensato di ridurre le tutele per la salute conquistate negli anni con tanta fatica», attaccano i “pro-choice” raccogliendo le prime firme contro il professor Rocchi, definendo come «falsi e sballati» i dati da lui raccolti. «Il professore dovrebbe sapere che nei Paesi in cui non esiste una legge per l’interruzione di gravidanza l’aborto insicuro rappresenta una delle principali cause di morte materna e forse anche questo è un costo. E dovrebbe sapere che con la legge 194 c’è stato un calo costante delle interruzioni di gravidanza (-65,1% dal 1982 al 2018)», contestano ancora le donne democratiche, mentre sindacati e sigle della sinistra chiedono all’Università di Firenze di intervenire contro Rocchi. In un’intervista al portale online “Pro Vita e Famiglia” l’accademico ribadisce il proprio studio e argomenta «l’aborto è un caso molto particolare di spesa cosiddetta “sanitaria” perché è una spesa che non genera salute, semmai aumenta certi rischi per la salute ma è assolutamente dedicata ad un’operazione che non è di cura, poi, i numeri totali, sia dell’applicazione della legge, sia in termini di numeri degli aborti, sia della spesa totale siano tali che fanno pensare che in quarant’anni questa potrebbe essere considerata un’emergenza considerato anche questo fatto: che l’Italia ha un gravissimo problema di denatalità».

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