La Corte Suprema americana, con una ordinanza del primo settembre 2021, si è rifiutata di sospendere la validità di una legge, approvata dal parlamento texano la scorsa primavera ed entrata in vigore proprio il primo settembre, che riduce notevolmente le possibilità di praticare aborti in Texas. In particolare, la “Senate Bill 8” rende illegale l’effettuare aborti oltre la sesta settimana (momento in cui è percepibile il primo battito cardiaco) prevedendo esenzioni solo in caso di pericolo alla salute della madre. La norma introduce un particolare meccanismo – disegnato per rendere più difficili i ricorsi giudiziali contro la legge stessa – in cui a far applicare la legge non sono i pubblici ufficiali, ma chi opera aborti in Texas può essere citato in giudizio da qualsiasi cittadino o associazione, anche senza legami con la donna che ha abortito.
Negli Stati Uniti è dal 1973 che l’aborto è legale ovunque. Questo grazie (o a causa di) una sentenza della Corte Suprema, Roe vs Wade, che ha sancito il diritto all’aborto tacciando di incostituzionalità tutte le norme improntate a vietarlo o a limitarlo, almeno fino alla 24esima settimana, considerata il momento in cui il piccolo è in grado di sopravvivere al di fuori del ventre materno. Questa sentenza non ha impedito però la particolare vivacità del dibattito sull’aborto negli Usa (dibattito di carattere politico e giuridico, ma anche religioso, filosofico ed economico) e una netta divaricazione dell’opinione pubblica: secondo il Pew Research center il diritto all’aborto è sostenuto dal 59% degli adulti americani, contro il 39% che vorrebbe che l’aborto non fosse legale. Per fare un paragone in Italia, secondo un recente sondaggio di Swg, solo il 20% degli adulti intervistati renderebbe meno facile l’accesso all’aborto.
La Corte Suprema non ha valutato la legge texana nel merito, ma ha semplicemente, con una maggioranza di 5 giudici su 4, ritenuto che non ci fossero le condizioni per garantire una sospensiva della norma mentre questa viene discussa dalle corti minori, con una semplice ordinanza di un paragrafo. Sicuramente però questa decisione è un forte segnale per prevedere quello che potrà succedere questo autunno: infatti negli ultimi anni, anche sostenuti dalle dichiarazioni dell’ex presidente Trump, alcuni stati a guida repubblicana hanno approvato norme che limitano l’aborto al momento del primo battito cardiaco del feto. Tali norme, impugnate nelle corti inferiori e bloccate proprio in ragione della sentenza Roe vs Wade, verranno poste al vaglio della Corte Suprema proprio questo autunno. Diversi autorevoli commentatori segnalano che potrebbe giungere, in nome di un’interpretazione della Costituzione più legata al testo della stessa e alle intenzioni di chi lo ha scritto nota come originalismo, un importante cambio di passo della giurisprudenza, che potrebbe non più ritenere quello all’aborto un diritto, lasciando al legislatore il potere di regolarlo o di limitarlo.
Il presidente Biden si è subito detto fortemente contrario alla norma texana (che ha definito come “quasi antiamericana”) e alla decisione della Corte Suprema (definita come un “assalto ai diritti costituzionali delle donne”), promettendo di intervenire per impedire l’applicazione della legge. In generale la decisione della Suprema Corte ha provocato una levata di scudi da parte dei politici Democratici, quasi tutti dichiaratamente a favore dell’aborto, e che hanno dichiarato di voler mettere il diritto all’aborto al centro del dibattito politico nelle elezioni di midterm e che subito si sono mossi per compattare il proprio elettorato e raccogliere fondi (il giro d’affari delle cliniche abortive è valutato ben oltre il miliardo di dollari annui).
Diversi osservatori ritengono che potrebbe essere conveniente per l’amministrazione democratica utilizzare il dibattito sull’aborto per distogliere l’opinione pubblica dalla disastrosa ritirata dall’Afganistan, dalla pandemia che ha ripreso vigore, dai gravi problemi di molte amministrazioni locali a guida Dem e dai dati sul mercato del lavoro ben lontani dalla ripresa promessa da Biden.
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