ABORTO, NOTO SONDAGGIO SUI DIRITTI AI NASCITURI: 7 SU 10 PER DEFINIRE DUPLICE OMICIDIO SE DONNA INCINTA
Più di 6 italiani su 10 è convinto che ai nascituri si debba riconoscere pieni diritti come tutti gli altri esseri umani, per il 76% in caso di una tremenda morte di una donna in gravidanza, si deve poter riconoscere l’atto criminoso come un duplice omicidio: a parlare sono per l’appunto i tanti intervistati nell’ultimo sondaggio realizzato da Noto per Pro Vita & Famiglia, presentato giovedì mattina presso la Sala Cristallo dell’Hotel Nazionale, a Roma. In occasione della conferenza stampa “Semplicemente Umano”, organizzato da Pro Vita & Famiglia con World Youth Alliance, il sondaggio analizza i delicati temi legati all’aborto e in generale ai diritti da concedere ai nascituri.
E le novità non sono poche: i risultati del sondaggio Noto evidenziano un consenso popolare sul riconoscimento del duplice omicidio – in caso di uccisione di una donna incinta – ben il 76% e addirittura il 79% delle donne, «e questa è la prova di come per gli italiani quella nel grembo materno è una vita umana a tutti gli effetti, da tutelare e proteggere», spiega Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus. Il 64% degli intervistati è inoltre favorevole al riconoscimento dei diritti inviolabili dell’uomo – sancito dalla Costituzione – anche per i nascituri: solo il 22% infatti ritiene che quei diritti non debbano essere riconosciuti per i feti, e il 14% è indeciso/si astiene. Sempre nello stesso sondaggio presentato questa mattina, il 57% sostiene che il criterio principale per distinguere un essere umano è che possieda un Dna, di fatto come accade fin dal momento del concepimento: per il 19% il criterio dovrebbe essere la “capacità di ragionamento”, per l’8% “un anima spirituale”, per il 6% il “riconoscimento delle società come essere umano”.
PRO VITA & FAMIGLIA: “LO STATO INTERVENGA PER PROVVEDIMENTI DI CIVILTÀ E UMANITÀ”
A domanda diretta posta da Noto Sondaggi ai 1000 cittadini intervistati per l’analisi di Pro Vita & Famiglia, la vita umana ha inizio secondo il 36% dei rispondenti “dal momento del concepimento”, dato che sale però al 43% tra le sole donne: al 16% è valido il momento della nascita, il 15% “da quando il cuore dell’embrione inizia a battere”, per il 13% “dal momento dell’annidamento dell’embrione”. «Anche gli altri dati emersi, sui diritti umani da riconoscere ai nascituri e sul Dna come criterio principale per distinguere un essere umano sono l’ennesima conferma di quanto diciamo da sempre con le nostre battaglie in favore della Vita, in ogni sua fase e condizione, e per i diritti di donne, bambini e di tutte le persone: ovvero che i diritti umani hanno inizio nel grembo e tutti i diritti inalienabili hanno senso e possono essere riconosciuti, a cascata, solo se c’è il primo dei diritto, quello alla Vita», ha sottolineato Coghe intervenendo alla presentazione del sondaggio a Roma.
Il riconoscimento dell’umanità del concepito e della sua stessa capacità giuridica è da sempre il “cavallo di battaglia” delle associazioni cattoliche e pro-life nel contestare le legislazioni che concedono il “diritto all’aborto”: ora il sondaggio dimostra come in realtà il tema tocca profondamente gli italiani molto più di quanto l’opinione pubblica possa considerare in questa nostra società ultra-secolarista. «Sappiamo che c’è già in discussione una proposta di legge proprio sul duplice omicidio e che in questi mesi più di un disegno sulla capacità giuridica è stato presentato: la strada è quella giusta ma non si può rimanere fermi alle parole e alle buone intenzioni, lo Stato deve intervenire concretamente e far diventare legge provvedimenti di civiltà e umanità», conclude il portavoce di Pro Vita. Secondo il presidente Toni Brandi, all’origine di tutti i mali di questa nostra società liquida c’è il fatto che il bambino nel grembo «sia stato cancellato», mentre biologia, genetica e l’embriologia insegnano a livello scientifico come fin dal concepimento «c’è un nuovo essere umano unico e irripetibile: se non si riconosce la dignità della persona umana fin dal primo istante, allora tutto è possibile: aborto, manipolazioni genetiche, fecondazione artificiale, utero in affitto e compravendita di bambini».
«Penso che il primo diritto che occorre riconoscere è quello della libertà di espressione per tutti. Lo dico perché appena parliamo di vita e natalità veniamo subito attaccati», ha detto il capogruppo al Senato della Lega, Massimiliano Romeo, intervenuto a margine della conferenza stampa sul sondaggio Noto-Pro Vita. Nel disegno di legge che porta la firma proprio di Romeo, il Governo punta al riconoscimento del concepito come membro del nucleo familiare: «Questo sarebbe fondamentale, per la famiglia, per ottenere fin da subito quelle agevolazioni e quei sostegni economici e fiscali importantissimi per accogliere una nuova vita», aggiunge il senatore leghista ponendo come dovere della politica quello di mettere ogni donna «nelle condizioni migliori possibili per decidere liberamente, per non essere indotta da disagi economici o sociali o altri motivi a scegliere per forza una strada».