L’OSPEDALE DI TORINO CON LA “STANZA DELL’ASCOLTO” PER CHI VUOLE L’ABORTO

Ha fatto scalpore la decisione dell’Ospedale Sant’Anna di Torino di aprire una “stanza dell’ascolto” all’interno del reparto di neonatologia per offrire supporto concreto e vicinanza alle donne in gravidanza che sono intenzionate all’aborto. La convenzione è stata firmata dalla Città della Salute, Regione Piemonte e Federazione Movimento per la Vita: su base volontaria, la “stanza dell’ascolto” viene offerta per contribuire a «far superare le cause che potrebbero indurre alla interruzione della gravidanza».



La finalità, spiegano nella convenzione dell’Ospedale Sant’Anna di Torino, è quella di «fornire supporto e ascolto a donne gestanti che ne abbiano necessità, nell’ambito di un più generale percorso di sostegno durante e dopo la gravidanza alle donne che vivono il momento con difficoltà e che potrebbero quindi prendere in considerazione la scelta dell’interruzione di gravidanza o che addirittura si sentono costrette a ricorrervi per mancanza di aiuti». Paure, dubbi, incomprensioni, difficoltà economiche: per chi vuole e come vuole, è offerto come servizio alle gestanti uno strumenti per dirimere al meglio la propria scelta. È uno dei risvolti presenti nella Legge 194 che norma l’aborto in Italia dal 1978, baluardo delle conquiste femministe-radicali nella storia dei diritti civili nel nostro Paese.



IRA SINISTRA CONTRO LA STANZA “ANTI-ABORTO”: LA REPLICA DELL’OSPEDALE

Inutile dire che la decisione sul tema dell’aborto ha scatenato una nuova bagarre politica e sociale specie dal fronte Centrosinistra: Sivio Viale, ginecologo al Sant’Anna e capogruppo dei Radicali in Comune a Torino, esplode parlando di “golpe estivo”, «Non ci sarà nessuna “stanza” del Movimento per la Vita lungo il percorso delle donne che decidono di abortire per qualunque ragione prima e dopo i 90 giorni, le prenotazioni si continueranno a dare di persona al Day Hospital». Secondo la vicepresidente del Pd Chiara Gribaudo, «La destra usa la sanità pubblica, dopo averla abbandonata, per la propria propaganda». Per il capogruppo Pd in consiglio comunale di Torino, Nadia Conticelli, la scelta dell’ospedale è ancora più grave: «Siamo di fronte all’ennesima umiliazione nei confronti delle donne e della loro libertà di scelta e di autodeterminazione. Non si tratta di uno sportello di accoglienza, che altrimenti sarebbe gestito dall’ospedale o dall’Asl, ma di un affidamento diretto al Movimento per la Vita, dunque una forma di violenza psicologica istituzionalizzata».



Non va certo più “tenera” l’ex sindaco di Torino, oggi deputata M5s, Chiara Appendino: «Fratelli d’Italia e il loro assessore alle Politiche sociali del Piemonte si confermano un pericolo per la civiltà e i diritti delle persone, da loro arriva ancora una volta un delirio oscurantista contro le donne, la loro dignità, la loro libertà, il loro diritto all’autodeterminazione». Dietro alla stanza dell’ascolto di Torino, vi sono gli accordi con le «associazioni antiabortiste con cui vanno a braccetto, c’è infatti la cattiveria di chi vuole scaricare addosso alle donne un’ideologia cieca, misogina, spietata», conclude la deputata grillina. Proteste anche dai radicali di PiùEuropa, Riccardo Magi ed Emma Bonino: «Se la potevano risparmiare. E’ vero che non vogliono cambiare la legge 194 ma, a piccoli passi, la stanno svuotando dall’interno». Secondo l’assessore alle Politiche sociali della Regione Maurizio Marrone (FdI), la notizia di Torino sul fronte aborto è un’ottima iniziativa per provare a porre rimedio al «preoccupante calo delle nascite. Ogni volta che una donna abortisce è perché si è sentita abbandonata di fronte alla sfida della maternità». La “stanza dell’ascolto”, conclude l’assessore, è uno spazio dove le donne «possono trovare aiuto nei progetti a sostegno della vita nascente».

MA LA STANZA DELL’ASCOLTO È PREVISTA DALLA LEGGE 194…

L’Ospedale Sant’Anna di Torino – come dimostrano i dati diffusi dalla stessa convenzione siglata a Torino – è il primo in Italia per numero di parti (con 6.590 nuovi nati nel 2022, calo rispetto ai nuovi nati del 2021) e anche l’ospedale piemontese in cui si effettua il maggior numero di interruzioni di gravidanza (con circa 2.500 casi nel 2021, il 90% di quelle effettuate a Torino e il 50% di quelle a livello regionale).

Fanno però discutere le scelte della sanità regionale in Piemonte, con le scelte del Governatore Alberto Cirio, considerate dalla sinistra un «ostacolo alla libertà di abortire». A smentire però la “narrazione” della sinistra ci pensa, senza alcuna “spigolatura” politica ma semplicemente raccontando i fatti, il direttore sanitario dell’ospedale Sant’Anna di Torino Umberto Fiandra: rispondendo alle critiche per la “stanza dell’ascolto”, il responsabile sanitario sottolinea come l’iniziativa si è resa possibile per quanto previsto «dalla legge 194». Ospedali, consultori e strutture socio-sanitarie – dice la legge voluta e appoggiata da sinistra, sindacati e movimenti femministi – devono attivarsi per garantire l’accesso all’aborto, ma di contro devono anche poter esaminare «possibili soluzioni e aiutare la persona a rimuovere le cause che la porterebbero alla interruzione della gravidanza», come ricorda l’articolo 5.