LA DOPPIA DECISIONE DELLA CORTE SUPREMA FLORIDA SULL’ABORTO: TUTTE LE NOVITÀ
Due decisioni sull’aborto negli Usa, di cui una che ne “sblocca” una terza: tutto questo è successo il giorno di Pasquetta in Florida con le sentenze prese dalla Corte Suprema statale in riferimento a due opposti processi giudiziari. Opposte sono però anche le possibili conseguenze di tali decisioni in quanto nel giro di qualche mese si potrà avere una legge statale che in Florida limita l’aborto dopo le 15 settimane (o forse anche 6, a breve capiamo perché) e allo stesso tempo un referendum per inserire in Costituzione la tutela al diritto all’interruzione volontaria di gravidanza.
Sul tema che forse più di tutti divide l’America – almeno dal punto di vista etico-sociale – in vista delle Elezioni Presidenziali di novembre, a due anni dalla storica sentenza della Corte Suprema Federale che ha destituito la precedente “Roe vs Wade” rendendo non più “costituzionale il diritto all’aborto”, la Florida di Ron DeSantis procederà con importanti novità sul profilo dell’Ivg come già diversi altri Stati prima di essa. La Corte Suprema della Florida ha deciso in primo luogo l’ammissibilità della proposta di legge di iniziativa popolare sull’inserimento nella Costituzione dello Stato con capitale Tallahassee (ma è Miami il vero centro nevralgico, ndr): è stato deciso che il voto sarà in parallelo con le Elezioni del prossimo Presidente Usa, il 5 novembre 2024.
La seconda decisione è invece quella che fa già più discutere in quanto la Corte Suprema della Florida ha giudicato pienamente costituzionale una legge del 2022 che vieta l’aborto nella maggior parte dei casi dopo le 15 settimane di gravidanza: la legge era entrata in vigore nel 2022 ma alcune associazioni pro-choice avevano presentato diversi ricorsi. Ora, il punto più controverso che ha fatto scattare ulteriori polemiche anche alla Casa Bianca: il giudizio della Corte sulla legge della Florida ha fatto “scattare” una clausola di una successiva legge sull’aborto, approvata nel 2023 ma rimasta “congelata” proprio per la pendenza della pretendete con la Corte Suprema. Questa “clausola” è alquanto più restrittiva in quanto vieta l’aborto dopo 6 settimane di gravidanza: la legge prevede che questi nuovi obblighi entrino in vigore dopo 30 giorni dalla eventuale approvazione della Corte sulla legge 2022 (spiega “Il Post”), elemento poi effettivamente avvenuto lo scorso lunedì 1 aprile 2024.
A NOVEMBRE IL (POSSIBILE) REFERENDUM SULL’ABORTO IN FLORIDA ASSIEME ALLE PRESIDENZIALI
«Il divieto dell’aborto dopo 6 settimane mette a rischio la salute e la vita di milioni di donne», denuncia il Presidente Usa Joe Biden in aperto scontro con gli Stati repubblicani e lanciato nel suo programma per la rielezione con il reintegro della legge “Roe vs Wade”. Lo stop della Florida strapperebbe, secondo la Casa Bianca, la «libertà di decidere e il diritto di scelta delle donne»: la messa in programma di un referendum proprio concomitante con il voto nazionale renderà ancora più “tesa” la campagna elettorale giocata, anche, sulla divisione pro-contro aborto.
La legge restrittiva che vieta l’aborto dopo 6 settimane è stata fortemente voluta dal Governatore repubblicano DeSantis, ex candidato alle Primarie prima della straripante vittoria di Donald Trump, che porta posizioni ancora più “pro-life”: di contro, Biden con Obama e Kamala Harris spingono per “silurare” la nuova legge del 2022 della Corte Suprema Usa inserendo nella Costituzione il diritto all’aborto, escludendo di fatto il ricorso ulteriore della stessa massima Corte. La recente decisione del tribunale della Florida prevede invece il via libera al referendum che giocoforza porterà lo Stato della costa Est a scontrarsi in campagna elettorale tra Dem e GOP: questo il quesito approvato dopo la proposta del Floridians Protecting Freedom, «Nessuna legge potrà proibire, sanzionare, ritardare o limitare il ricorso all’aborto prima della vitalità o quando sia necessario a proteggere la salute della paziente, come stabilito dal fornitore di assistenza sanitaria della paziente. Questo emendamento non altera l’autorità costituzionale della Legislazione di richiedere la notifica a un genitore o a un tutore prima che una minorenne abortisca».