Si continua a discutere del coprifuoco fino alle ore 22:00 o oltre, e fra coloro che hanno espresso il proprio parere, anche Sergio Abrignani, professore immunologo dell’università Statale di Milano, membro del Comitato tecnico scientifico (Cts), che intervenendo in collegamento presso il programma di Rai Tre, Agorà, ha spiegato: “Non c’è nessun dato scientifico su cosa voglia dire un’ora in più aperti o un’ora chiusi. Non esiste, come nel 99% delle cose che ci hanno interessato di questa pandemia e che sono state decise sulla base di supposizioni scientifiche, sempre con la tendenza alla mitigazione del rischio”.



Quindi Abrignani ha invitato a non parlare di “un noi e un voi, come se ci fosse gente che vuole chiudere e gente che vuole aprire. È veramente un tentativo di mitigare il rischio. Abbiamo visto oltre 120mila morti in 14 mesi e non è una cosa da ridere o da discutere da tifosi. E’ una cosa terribilmente pericolosa. Ora c’è un giusto tentativo di riaprire da parte del Governo e di mitigare il rischio con tutto ciò che possiamo fare. Se ho la certezza che sia giusto tutto questo? No, perché sulla maggior parte delle cose che decidiamo dati scientifici assoluti in questa pandemia non ce ne sono”. Logico comunque pensare che con mezza Italia in zona gialla, i contagi possano tornare a rialzarsi nel giro di un paio di settimane: “Ci potrebbe essere un aumento dei contagi – ha proseguito Abrignani – perché aumentano i contatti umani, ma siamo in situazione di Rt in questo momento inferiore a 1. Costantemente, anche se lentamente e non come vorremmo noi, sta scendendo il numero di infetti. Abbiamo un margine una tolleranza da giocarci e in parallelo stiamo vaccinando a spron battuto i suscettibili, che sono quelli che muoiono”.



ABRIGNANI FRA VACCINI, MORTI, ESTATE E VARIANTE INDIANA

Secondo l’immunologo della Statale di Milano sarà fondamentale abbattere i morti: “Se avessimo gli stessi numeri di ora e anziché 300 morti ne avessimo 20 al giorno, anche se è terribile dirlo, sarebbero i numeri dei decessi della scorsa estate, quando eravamo tutti felici. L’obiettivo che si è dato il Governo, immagino, sia di arrivare a una situazione di infettività media e bassissima letalità ed è quello che sappiamo i vaccini fanno”. E a proposito di vaccinazioni: “Abbiamo vaccinato già più dell’80% degli ultraottantenni, che ora si contagiano e muoiono meno degli ultrasettantenni. Fra gli operatori sanitari ormai è una curiosità infettarsi e in Rsa non c’è più un focolaio. Ci stiamo prendendo un rischio ad aprire perché la cosa migliore è evitare i contatti umani, il lockdown totale, però questo è impossibile. Se avremo vaccinato con almeno una dose l’80% dei suscettibili cambia completamente lo scenario”. Vaccinazioni da una parte e limitare i contatti umani dall’altra: “Al bar o al ristorante e si può stare solo all’aperto, cosa che sappiamo riduce enormemente il rischio”. Infine Abrignani ha parlato della variante indiana, da ieri ufficialmente in Veneto come annunciato da Zaia: “Dal punto di vista teorico è preoccupante, perché ha una serie di mutazioni per le quali potrebbe sfuggire alle vaccinazioni. Però dall’altra parte sembrerebbe non essere particolarmente diffusiva, lasciando quella inglese come la più diffusiva. Va monitorata, e in via precauzionale ha fatto bene il ministro della Salute, Roberto Speranza, a bloccare gli arrivi dall’India perché ancora dobbiamo imparare bene in queste settimane quanto veramente sia poco diffusiva come sembra”.

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