Sui tamponi gratis come elemento da normare visto l’obbligo sempre più esteso del Green Pass, l’immunologo imponente del Cts Sergio Abrignani si dice del tutto contrario, paragonandoli ad una sorte condono per gli evasori fiscali. Intervistato da “Open”, il professore continua il paragone tra evasori e no vax: «Con una proposta simile stiamo applaudendo alla loro sciaguratezza fornendo un’alternativa alla strada più corretta da seguire, è come regalare un condono agli evasori fiscali».



La proposta lanciata da Confindustria nel recente incontro con i sindacati sul Green Pass obbligatorio al lavoro, è stata valutata positivamente da Lega e Fratelli d’Italia che da settimane ne chiedono l’introduzione all’interno del prossimo Decreto legge da approvare in ottobre. Nel dl in discussione alla Camera è stato approvato un emendamento che consente la proroga dei prezzi calmierati dei tamponi in farmacia, ma non l’assoluta gratuità: «il dibattito sul costo dei tamponi che i non vaccinati sono costretti a pagare per assicurarsi il pass sanitario è concettualmente sbagliato», conclude Abrignani, ripreso poi dalla leader FdI Giorgia Meloni in un post sui social. Scrive la presidente di Fratelli d’Italia: «Quindi le Nazioni europee che stanno adottando questa misura per la sicurezza dei cittadini sono fuori di testa? Ma non vi sembra di esagerare con questi paragoni ridicoli?».



ABRIGNANI SULLA TERZA DOSE: “SAPEVANO TUTTI”

Intervenuto poi a Sky Tg 24 nella giornata di giovedì, l’immunologo del Cts conferma la sua valutazione negativa sui tamponi gratis, mentre torna a spingere per ottenere un Green Pass “estesissimo” a più categorie possibili: «l’obbligo vaccinale è l’unico modo per contenere la pandemia», ma è anche poco realistico al momento, a meno che «si riesca a introdurre l’obbligo con una legge parlamentare in tempi stretti, bisogna poi pensare alla realizzazione. Si vogliono mandare infermieri e carabinieri casa per casa a controllare?», conclude Sergio Abrignani. Capitolo finale sulla terza dose, con il parere dell’AIFA già pronto per essere approvato e divenire attivo già nelle prossime settimane: «La terza dose non è qualcosa di eccezionale, in vaccinologia è lo standard. Anche per i non fragili», spiega il professore, sottolineando come in realtà chiunque si intendeva un minimo di vaccino «ha sempre saputo dall’inizio che sarebbero servite tre dosi». Non v’è alcun dubbio per Abrignani, tanto che «il miglior modo è vaccinare con tre dosi, perché in chi ha risposto male alle prime due dosi aiuta a far partire la risposta, mentre in chi ha risposto bene serve a prolungare la memoria immunologica».

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