Continuano ad arrivare conferme in merito al fatto che la pandemia di covid sia davvero vicina alla fine, e fra i tanti addetti ai lavori ottimisti, anche il professor Sergio Abrignani, immunologo della Statale di Milano, componente del comitato tecnico scientifico. Siamo sulla «coda della pandemia» ha detto oggi ai microfoni del Corriere della Sera l’esperto, possiamo sognare «di riprenderci ad una ad una tutte le libertà perdute negli ultimi due anni». Abrignani si dice pronto a metterci la firma nel caso in cui il virus non dovesse cambiare: «Ci metterei la firma, se il virus restasse così e non cambiasse più», alludendo alla bassa “aggressività” di Omicron.



«Sia Omicron 1 sia il tipo 2 – ha proseguito – sono meno pericolose di Delta per i vaccinati con due o tre dosi in quanto, è ben dimostrato, inducono meno malattia severa. Mi auguro che sia questo il virus destinato a restare fra noi diventando endemico. Penso sia difficile che spunti fuori una variante più contagiosa. Fra gli italiani che si sono immunizzati col vaccino o con l’infezione naturale e quelli che Omicron lo hanno preso, tra 10 e 15 milioni, si raggiunge un alto livello di immunità. Così si arriva all’endemia. Il virus non sparisce ma continua a circolare dando origine a un limitato numero di casi».



ABRIGNANI: “IN ISRAELE LA QUARTA DOSE NON E’ SERVITA A NULLA…”

I vaccini hanno compiuto un vero e proprio miracolo, sottolinea Abrignani, ma per la quarta dose è ancora presto: «La maggior parte dei vaccini contro altre malattie infettive richiedono tre dosi per innescare una protezione valida negli anni. E’ la schedula classica. Abbiamo visto il governo israeliano somministrare la quarta dose a due mesi dall’ultima. Non è servita a nulla sul piano del rafforzamento dell’immunità tanto che l’agenzia Ema non l’ha autorizzata. Ecco perché la validità del green pass è stata prorogata senza scadenza. Anche se più avanti dovessimo avere l’evidenza di un nuovo calo di protezione nei vaccinati tre volte, penso sia improbabile insistere con lo stesso vaccino. Avrebbe poco senso».



Vaccinazione che però non sembra aver fatto presa più di tanto sulla fascia di età 5-11 anni, vaccinata per ora per un terzo: «Il vaccino per queste età è disponibile da un mese e mezzo, l’adesione è stata fiacca. La speranza è che, con le nuove norme sulla scuola, le famiglie si sentano incentivate. I bambini immunizzati non andranno in didattica a distanza, una specie di premio per loro stessi e per i genitori». Pandemia verso la fine e di conseguenza anche il Cts a breve potrebbe essere sciolto: «Il governo – dice a riguardo Abrignani – non ci ha ancora licenziati. Se riterrà che non siamo più utili non ci resterà che ringraziare e tornare a casa. Ci vengono ancora sottoposti quesiti e i nostri pareri tecnici sono stati evidentemente un ausilio per i decisori politici».