«Quando si parla di efficacia è bene dire che si può valutare in diversi modi». Una premessa doverosa quella che fa l’immunologo Sergio Abrignani ad Agorà Estate parlando dei vaccini. Questo perché stanno trapelando notizie riguardanti una minore efficacia dei vaccini contro la variante Delta. «Il modo più radicale è valutare la protezione da forme severe e morte. In questo Pfizer è estremamente efficace contro tutte le varianti, anche la Delta», osserva il membro del Comitato tecnico scientifico. La protezione più bassa riguarda quella dalle forme lievi-moderate o asintomatiche: «In Gran Bretagna Pfizer scende al 70-75%, in Israele dicono al 65%, quindi è accettabile». Anche perché parliamo di forme lievi. Quel che conta è che i vaccini ci proteggano dalle forme più gravi e dalla morte. E in questo Pfizer «sfiora il 90%». Dunque, Abrignani spiega «che ci si può infettare, ma se si è vaccinati in grandissima parte le forme severe e la morte e abbastanza le forme lievi-moderate».



Riguardo la variante Delta: «In Gran Bretagna hanno un rapporto di 1 a mille tra infezione e decessi che è lo stesso di una normale influenza stagionale. In genere in Italia abbiamo da 3 a 8 milioni di infezione e da 4 a 10mila morti. La variante Delta in Gran Bretagna sembra un virus addomesticato, più di tipo influenzale». (agg. di Silvana Palazzo)



ABRIGNANI: “VARIANTE DELTA COME INFLUENZA”

Nonostante i contagi da covid siano aumentati in maniera esponenziale in Gran Bretagna a seguito della forte diffusione della Variante Delta, il governo locale così come gli stessi cittadini britannici, non sembrano preoccupati più di tanto. A confermarlo è anche uno dei più autorevoli immunologi italiani, Sergio Abrignani, membro del comitato tecnico scientifico, il CTS, che parlando stamane ai microfoni di Agorà Estate su Rai Tre, ha spiegato: “Sembra che la variante Delta in Gran Bretagna, il Paese del mondo occidentale che l’ha sperimentata per prima con un alto tasso di vaccinazioni, sia un virus addomesticato di tipo influenzale“.



Ecco perchè il prossimo 19 luglio, fra meno di due settimane, tutte le restrizioni ancora in vigore oltre Manica verranno tolte, “è una scelta che ha una base scientifica”, legata ai “numeri di vaccinati, di ricoveri in terapia intensiva, decessi”, ha commentato Abrignani in merito alla ‘fine del lockdown’, posticipata di circa un mese proprio a causa della variante Delta (inizialmente ogni blocco doveva essere rimosso il 21 giugno, con l’inizio dell’estate). Se “è degradata a influenza – ha proseguito Abrignani – allora l’apertura ha un senso sia sanitario che politico”.

ABRIGNANI: “ALTRE VARIANTI? NON POSSIAMO ESCLUDERLO”

Ma arriveranno altre varianti del covid in futuro? “Alla domanda se possono arrivare altre varianti più pericolose rispondo: speriamo di no, ma non possiamo escluderlo per cui serve monitorare”. Ovviamente sarà fondamentale la vaccinazione, che anche se non protegge al 100% dalla malattia, garantisce comunque di evitare una forma grave di covid e quindi un accesso in ospedale con tutto ciò che potrebbe conseguirne: “Con i vaccini ci si può infettare – conferma Abrignani – ma si evitano le forme severe di Covid e la morte. E non c’è alternativa, perché se l’alternativa è non vaccinarsi c’è la certezza di farsi male. Il messaggio è: la protezione, con il vaccino, di ciò che davvero ci ha colpito in questo anno e mezzo – forme severe, ricoveri in terapia intensiva, morti – è ottima. La protezione dalle forme lievi e dalle forme asintomatiche è accettabile, tra il 65 e il 75%. Ma se si è vaccinati – conclude – si evitano quasi in assoluto le forme severe e la morte”.