Abusi sessuali a Capodanno a Milano, dopo la testimonianza della ragazza belga su quanto accaduto in Piazza Duomo, la Procura sta ora analizzando le immagini delle telecamere di sicurezza per valutare la situazione e ritrovare i colpevoli. L’ipotesi che emerge ora è quella che si sia trattato di un rito arabo di molestia collettiva, un fenomeno noto come “Taharrush gamea” che è conosciuto anche in Europa perchè si è ripetuto in varie occasioni simili a quelle della notte di San Silvestro, in particolare in Italia nel 2022 quando si verificò un’altra grave aggressione di gruppo ai danni di alcune ragazze sempre da parte di uomini stranieri prevalentemente di origine nordafricana.
Queste azioni, possono facilmente sfociare in vere e proprie violenze, sono compiute proprio per mostrare disprezzo contro le donne, che diventano bersaglio facile, come accaduto nell’ultimo caso, quando si trovano sole in luoghi affollati prevalentemente da maschi. La modalità infatti, come era avvenuto oltre che nel 2022 anche a Colonia nel 2015 è quella di accerchiare le ragazze e iniziare a importunarle, prima verbalmente poi anche palpeggiandole e cercando di spogliarle, fino ad arrivare allo stupro di gruppo.
Abusi Capodanno Milano, Ia ragazza belga: “Se ci fosse stata più polizia non avremmo vissuto quell’incubo”
La Procura di Milano, in merito agli abusi di Capodanno, sta stabilendo in base ai racconti della turista belga che per prima ha denunciato le molestie subite, gli esatti punti in cui sarebbero avvenuti questi fenomeni di riti collettivi di disprezzo. Oltre ad identificare i principali responsabili, che secondo le testimonianze potrebbero essere da 40 a 50 uomini, si stanno cercando altre possibili vittime che quella notte erano a festeggiare in Piazza Duomo. Non è escluso infatti che queste azioni possano essersi ripetute anche nei confronti di altre donne e per questo motivo le immagini saranno la principale fonte di conferme.
Al momento dalla testimonianza raccolta, i particolari che emergono evidenziano una carenza di forze dell’ordine e addetti alla sicurezza, visto che anche la studentessa di Liegi ha affermato di essersi sentita in particolare pericolo perchè non c’erano agenti in vista. Anche se ha dichiarato “Ci siamo trovate nel posto sbagliato al momento sbagliato“, la ragazza ha comunque voluto sottolineare che: “Se la Polizia fosse stata più presente forse non avremmo vissuto quell’incubo“.