Chiuse le indagini su una coppia di genitori affidatari denunciati da una giovane che sostiene di essere stata vittima di abusi reiterati persino in riti satanici: per il pm di Milano, riporta Ansa, le violenze sarebbero andate avanti per 15 anni e la ragazza sarebbe stata stuprata anche nel contesto di messe nere. Si tratta della fase che precede la richiesta di rinvio a giudizio a carico dei due coniugi indagati, finiti sotto la lente investigativa nell’ottobre scorso a seguito della denuncia secondo cui avrebbero costretto la presunta vittima, allora appena maggiorenne e ospitata nella loro abitazione, a subire violenze sessuali “anche di gruppo” tra il 2000 e il 2015.



A carico della coppia di genitori affidatari, l’accusa di riduzione in schiavitù e di aver esercitato sulla giovane “poteri corrispondenti a quelli del diritto di proprietà“. Nell’ambito dell’inchiesta sarebbe emerso inoltre che nel 2002, a seguito di uno degli episodi di violenza contestati, la ragazza sarebbe rimasta incinta dal genitore affidatorio. All’uomo sarebbe contestato anche il reato di violenza sessuale di gruppo. Nel novembre scorso, il Tribunale del Riesame del capoluogo lombardo aveva revocato la misura dell’obbligo di dimora e di divieto di avvicinamento con braccialetto elettronico che era stata disposta per i due coniugi.



Abusi sessuali da genitori affidatari durante riti satanici: il punto sulle indagini

Secondo quanto ricostruito dall’Ansa, la Procura di Milano avrebbe disposto la chiusura delle indagini a carico della coppia di genitori affidatari a cui si contesterebbe l’esercizio di “poteri corrispondenti a quelli del diritto di proprietà” sulla giovane ospitata nella loro casa tra il 2000 e il 2015. Per il pubblico ministero titolare dell’inchiesta, sarebbero emerse evidenze utili a tracciare un quadro di violenze reiterate per 15 anni ai danni della ragazza, fatti che nel 2002 sarebbero sfociati anche in una gravidanza e che, in diverse occasioni, si sarebbero consumati nel contesto di riti satanici e messe nere.



La giovane, secondo l’accusa, sarebbe stata vittima di abusi fisici e psicologici anche in contesti di incontri sessuali di gruppo, rapporti a cui avrebbero preso parte “diversi uomini non meglio identificati” celati sotto “tuniche bianche e cappucci“. Dalle indagini sarebbe inoltre emerso che le violenze avrebbero avuto luogo anche in uno “studio di registrazione insonorizzato” e che, tra gli elementi a cornice dei reati, sarebbe state presente un “crocifisso capovolto”. La giovane avrebbe inoltre riportato delle ferite, prodotte con un coltello, e sarebbe stata sottoposta a torture che comprenderebbero “incisioni sulla schiena e sulle gambe“. La presunta vittima sarebbe riuscita a fuggire nel 2006, ma sarebbe stata subito raggiunta dai due indagati e sarebbe precipatata nuovamente nell’incubo. Stando al quadro accusatorio, i genitori affidatari l’avrebbero tenuta “nascosta in una botola” e segregata “in una intercapedine” per impedirle di scampare alle violenze.