Ha preso il via oggi in Vaticano il processo per abusi su minori nel Preseminario San Pio X, già ribattezzato come il “processo dei chierichetti del Papa”. Il procedimento fa riferimento a fatti che sarebbero avvenuti tra il 2007 ed il 2012 tra presunti abusi di potere e violenze sessuali ai danni di giovanissimi. Sul banco degli imputati, Don Gabriele Martinelli di 28 anni, e monsignor Enrico Radice di 71. Stando alle accuse, come spiega La Stampa, il primo avrebbe abusato sessualmente di un giovane ospite del Preseminario, minorenne e quasi suo coetaneo all’epoca dei fatti, mentre il secondo, all’epoca rettore, sarebbe accusato di favoreggiamento e, nello specifico, di aver “aiutato Martinelli ad eludere le investigazioni, dopo reati di violenza carnale e libidine”. Don Martinelli è stato il primo a presentarsi oggi in aula con tanto di mascherina, polo nera e maglioncino sulle spalle. Avrebbe alzato lo sguardo solo al momento della lettura dei capi d’accusa, accompagnando con una smorfia di disappunto. Secondo le accuse a suo carico, “Abusando della sua autorità e approfittando delle relazioni di fiducia in qualità di frequentatore anziano del pre-Seminario, tutore e coordinatore delle attività dei seminaristi” avrebbe “con violenze e minacce” costretto la sua vittima a subire “rapporti carnali, atti di sodomia, masturbazione”. All’epoca dei fatti Martinelli e la vittima erano entrambi minorenni, rispettivamente di 14 e 13 anni e i presunti abusi sarebbero andati avanti fino a 19 e 18 anni.
ABUSI IN VATICANO A “CHIERICHETTI DEL PAPA”, AL VIA IL PROCESSO
A carico di Radice, l’accusa di aver insabbiato “atti omosessuali o di libidine” che sarebbero avvenuti quando era rettore. Tra le accuse a suo carico anche quella di aver contraddetto le denunce della vittima presentate al vescovo di Como in una lettera del 2013 in cui parlava di “fumus persecutionis”. Il monsignore avrebbe anche falsificato una lettera, firmandola a nome del vescovo ed usando carta intestata della Diocesi per annunciare che Martinelli sarebbe presto diventato sacerdote, al fine di accelerare l’ordinazione del suo protetto alla luce delle voci accusatorie sul suo conto. L’anziano monsignore è altresì accusato di aver “intralciato le indagini” dal momento che nel 2018, in un interrogatorio con i pm vaticani avrebbe asserito di non essere a conoscenza dei fatti avvenuti nel San Pio X. La prima è stata un’udienza lampo durata appena otto minuti. Il rinvio a giudizio a carico dei due sacerdoti è stato possibile, come sottolineato dalla Sala Stampa vaticana, “in virtù di un apposito provvedimento” di Papa Francesco del 29 luglio scorso “che ha rimosso la causa di improcedibilità” precedentemente valida in quanto i fatti denunciati risalivano ad anni in cui la legge all’epoca in vigore impediva il processo in assenza di querela della persona offesa entro un anno da quanto contestato.