Nei giorni scorsi ha preso il via il processo sui presunti abusi in Vaticano, avvenuti nel nel preseminario San Pio X, a pochi passi da San Pietro ai danni dei cosiddetti “chierichetti del Papa”. Il caso sarà affrontato questa sera nel corso della trasmissione Quarto Grado che ripercorrerà la prima udienza dello scorso 14 ottobre presso il Tribunale di Stato della Città del Vaticano e che ha visto sul banco degli imputati due sacerdoti lombardi. Si tratta di don Gabriele Martinelli, 28 anni, e monsignor Enrico Radice, 71 anni. I due preti sono stati incardinati nella Diocesi di Como. Il primo dovrà rispondere delle accuse di abusi sessuali su un giovane ospite del Preseminario, all’epoca dei fatti ancora minorenne, mentre l’anziano monsignore è accusato di favoreggiamento. Le indagini erano partite dopo le denunce nel 2017 da parte del giornalista e padrone di casa di Quarto Grado, Gianluigi Nuzzi, il quale nel suo libro “Peccato originale” emerse il racconto di un ex alunno polacco, che aveva denunciato abusi su un compagno. Del caso si occupò anche la trasmissione Le Iene. Quelle denunce, come rammenta Fatto Quotidiano online, convinsero il Papa. Il Vaticano ha infatti precisato che “nonostante i fatti denunciati risalgano ad anni in cui la legge all’epoca in vigore impediva il processo in assenza di querela della persona offesa da presentarsi entro un anno dai fatti contestati, il rinvio è stato possibile in virtù di un apposito provvedimento del Santo Padre del 29 luglio scorso, che ha rimosso la causa di improcedibilità”.



ABUSI IN VATICANO, AL VIA IL PROCESSO: LE ACCUSE AI DUE PRETI

Don Martinelli, classe 1992, è accusato di aver usato violenza e minacciato, abusando della sua autorità e approfittando del suo ruolo di tutore e coordinatore delle attività dei seminaristi a scapito della sua vittima di un anno più piccola. I fatti, secondo l’accusa, sarebbero avvenuti all’interno del Vaticano dal 2007 al 2012. Don Radice, all’epoca rettore, è accusato di aver aiutato Martinelli a eludere le investigazioni dopo i reati di violenza carnale e libidine. Secondo quanto emerso dalla prima udienza, il 3 ottobre 2013 l’anziano prete avrebbe mandato una lettera a Monsignor Diego Coletti, vescovo di Como, in cui smentiva la denuncia della vittima a carico di Martinelli. Non solo: sempre secondo l’accusa lo stesso sacerdote avrebbe poi inviato una falsa lettera a nome del presule usando carta intestata della diocesi di Como in cui annunciava l’imminente ordinanza di Martinelli. La missiva è stata poi disconosciuta dal vescovo mentre in un interrogatorio di due anni fa, di fronte ai pm vaticani lo stesso Radice smentiva di essere a conoscenza di atti omosessuali o di libidine nel preseminario, intralciando in tal modo le indagini.

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