La Corte d’Appello di Perugia si è recentemente espressa su un caso di abusi sessuali taciuto per 6 anni ma recentemente denunciato, sottolineando in particolare che il tempo intercorso non rende la denuncia meno credibile. Il caso è tristemente comune e parla di una giovanissima vittima che ha trovato il suo aggressore tra le mura domestiche e che per lungo tempo non ha trovato il tempo di denunciare, secondo i giudici al fine di preservare gli equilibri familiari. Gli abusi sessuali, infatti, erano stati compiuti da uno zio, del quale non è stata resa nota l’età, che dopo una prima condanna aveva cercato di screditare la parole della nipote, appellandosi proprio al tempo trascorso tra il fatto e la denuncia.



Corte di Perugia: “Vittima di abusi sessuali credibile anche dopo anni”

Insomma, la Corte di Perugia avrebbe, fortunatamente, dato ragione alla vittima di abusi sessuali, compiuti dallo zio, ritenendo che i 6 anni passati dai fatti non abbiano in alcun modo intaccato la sua memoria in merito alle violenze. La prima condanna per violenza sessuale a carico dell’uomo era arrivata diversi mesi fa, dopo la denuncia avanzata dalla nipote della compagna. I fatti, aveva spiegato la ragazza, risalivano a sei anni prima, periodo nel quale probabilmente aveva anche ridimensionato i rapporti con lo zio.



Dopo la prima condanna per gli abusi sessuali, l’uomo aveva presentato ricorso, sottolineando che nel tempo trascorso probabilmente la memoria della nipote era stata alterata, puntando sulla tesi della non attendibilità dell’unica testimone. Secondo la corte, però, “l’attendibilità della persona offesa dal delitto di violenza sessuale non è compromessa dal decorso di tanti anni dal momento in cui erano iniziate le condotte illecite al momento della denuncia dei fatti”. Inoltre, secondo i giudici, la ragione dietro alla mancata denuncia degli abusi sessuali non sarebbe indicativa “dell’insussistenza delle condotte, quanto piuttosto della volontà della ragazza di non sconvolgere gli equilibri familiari; desiderio che era stato poi superato dal timore che l’imputato potesse commettere le stesse condotte nei confronti della sorella minore della vittima”, ragione per cui ha deciso di denunciare solamente ora.

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